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Anno edizione: 2017
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L'impressionante maestria pittorico-grafica in un fumetto d'autore,è di certo Igort non delude mai,anzi. Per chi non lo avesse ancora letto,leggetelo,una vera favola post-moderna con tendenze fantascientifiche. Consigliato.
Veramente un gran bel fumetto nato dall'interazione tra la cultura giapponese e il talento grafico italiano. Ben disegnato,mai banale e con dialoghi interessanti. Meriterebbe una ristampa (sempre se ancora si trova una copia nelle librerie). Lo consiglio a tutti gli appassionati di manga e nn solo.
Recensioni
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Igort, al secolo Igor Tuveri, e` una leggenda del fumetto italiano. Autore prolifico attivo dagli anni ’70 e co-fondatore della casa editrice Coconino Press, aveva raccontato il suo rapporto professionale (e non solo) con il Giappone nel suo imperdibile Quaderni giapponesi (2015), in cui aveva spiegato come era finito a lavorare per la mitica industria dei fumetti nipponica.
Uno dei lavori realizzati per l’enorme mercato giapponese era "Yuri. Asa Nisi Masa", uscito per Kodansha e arrivato in Italia nel 2003, per poi scomparire dagli scaffali delle librerie.
Fino a oggi, ovviamente. La nuova edizione del libro raccoglie i racconti brevi dedicati a Yuri, un bambino nato nello Spazio, che da anni vaga tra le stelle a bordo di un’astronave chiamata Green Kangaroo, governata dal computer di bordo Bozo, suo unico amico. L’unico obiettivo di Yuri e` capire chi siano i suoi genitori, in particolare sua madre: un impianto perfettamente fiabesco, trasformato in una piccola epopea spaziale da Igort, che qui preferisce colori tenui e delicati per raccontare le mille speranze e delusioni di un bambino solo.
Una bellissima fiaba anomala, in cui il nostro eroe e` un bamboccio triste e disperato, scortato da creature spaziali e robot come Uba, mentre viaggia a bordo di una vecchia Fiat che e` stata trasformata in un vero e proprio veicolo spaziale “dai soliti giapponesi”. Consideriamo "Yuri. Asa Nisi Masa" come una chicca andata perduta del catalogo di Igort. E che, per nostra fortuna, e` stata finalmente ritrovata.
Voto 4/5
Recensione di Pietro Minto
A furia di ripetere che i fumetti non sono roba per bambini abbiamo sviluppato una curiosa diffidenza verso tutto ciò che è bambino. Ma il legame profondo tra l’arte sequenziale e l’infanzia è qualcosa di cui andare fieri: non perché serva davvero ad alfabetizzare il fanciullo, semmai perché talvolta aiuta a dealfabetizzare l’adulto. Lo diceva persino Jacques Derrida, che di fumetti ne leggeva pochi ma conosceva le insidie del (gulp) logocentrismo: «La scrittura alfabetica è finita, conclusa, ecceduta dall’esperienza attuale dell’immagine». E allora tuffiamoci dentro questo volume coloratissimo e facciamo conoscenza con Yuri, cucciolo cosmonauta inventato da Igort nel 1992 per il mercato giapponese.
Questa riedizione è in qualche modo provvidenziale, per due ragioni. La prima è che molti lettori hanno scoperto il personaggio di Yuri soltanto un paio di anni fa, attraverso i Quaderni giapponesi dello stesso autore, e sicuramente ne sono rimasti affascinati o perlomeno incuriositi. Nei suoi quaderni Igort, al secolo Igor Tuveri, raccontava della sua permanenza nel Paese del Sol Levante al servizio dell’editore Kodansha, della sua iniziazione alla dura vita da mangaka e della fortuna di questa saga di fantascienza piccolina. Lette da milioni di giapponesi sulla rivista Comic Morning, le avventure di Yuri rappresentano a oggi il più grande successo editoriale di un fumettista straniero sul mercato giapponese. Ci voleva un artista passato dalla new wave e dalle sperimentazioni del gruppo Valvoline, influenzato dal fumetto liberty di Antonio Rubino e dal futurismo italiano, per tirare fuori dal cappello questo universo sottilmente perturbante e contemporaneamente kawaii, come dicono i giapponesi per parlare di tutto ciò che è carino, anche se include giganteschi mostri marini (un po’ scemi), strani fiori telepatici che sembrano vagine e pianeti propizi alle visioni ipnagogiche.
Ci voleva un italiano trapiantato in Giappone per edificare in galassie lontanissime delle case tradizionali dalle pareti di carta, popolate da bizzarri yokai ovvero i fantasmi del folklore nipponico, e lì ambientare storie poetiche a metà tra Tarkovskij e la Pimpa. Ma soprattutto ci voleva un ex-punk filosovietico della generazione dei CCCP — Tuveri cantava e ballava nei meno noti Slava Trudu — per immaginare un personaggio retrofuturista che sembra direttamente uscito dalla propaganda spaziale degli anni Cinquanta. Sintesi perfetta tra la cagnetta Laika e il cosmonauta (come si diceva allora) Gagarin, primo di una lunga serie di Yuri emblematici che culmina nello Yuri Andropov cantato da Giovanni Lindo Ferretti nel 1982. Spera, Yuri, spera, ma cosa spera Yuri? Di trovare la sua mamma e scoprire chi lo ha messo al mondo. Il suo spazio è sfinito, il suo tempo è ellittico: tutto quello che Igort non racconta o che ha preferito non raccogliere in questo volume (che conta 48 pagine a fronte delle 110 dell’edizione giapponese) resta da immaginare.
Poi, se ricordate, c’era una seconda ragione per cui volevo definire provvidenziale questa uscita. Perché neanche a farlo apposta la riedizione di Yuri è spuntata proprio mentre Tuveri dava il suo commiato, un po’ amaro, a Coconino Press, la casa editrice che aveva fondato nel 2000. In quasi un ventennio Igort ha rivoluzionato il fumetto italiano ma soprattutto il suo pubblico, portando in Italia grandi autori stranieri e tenendo a battesimo una nuova generazione di autori italiani, da Gipi a Manuele Fior. E anche questo è stato un viaggio intersiderale.
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