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Imperativo categorico, il titolo dell'opera prima di Chiara Lico spicca nero sul giallo della copertina di Stampa Alternativa. Sublime minaccia per chi, come il protagonista Pieffe, alias Perfettino Fumoni, aspira a diventare giornalista praticante ed è assunto, con contratto da metalmeccanico a tempo determinato, dal più importante portale online dedicato all'informazione, in vista di una fantomatico futuro avanzamento di carriera. In una realtà che si dichiara fedele al vero nei riferimenti a luoghi e persone, una manciata di personaggi (dai nomi per lo più così atipici da svelare l'intento caricaturale dell'autrice) è tenuta sotto osservazione per quattordici mesi, i capitoli, da un punto di vista tanto privilegiato quanto forzato: grazie all'utilizzo della finta terza persona, infatti, i protagonisti sono "sbobinati" nei loro flussi di coscienza, e la nuda copia dei loro pensieri è riportata con una prosa che ricalca il parlato medio. Scelta che, seppur regalando guizzi di spontaneità al linguaggio, non redime il romanzo da una certa staticità della linea narrativa, trascurata a vantaggio di una prioritaria e mai celata intenzione di denuncia morale e giudizio "politico". E si legge tutto il torbido della natura umana, passato in rassegna e ribadito a ogni capoverso: spioni, traditori, bugiardi, manipolatori, faine senza scrupoli, istruttori di mobbing ma anche illusi stacanovisti, sottomessi e falliti, perdenti recidivi, tutti seduti dietro un laptop per quattordici ore al giorno, schiavi multilivello di un orologio a muro che scandisce il tempo reale con cui escono le notizie e trascura le lancette biologiche di una qualunque vita che, come il finale conferma, trattandosi di finzione, al limite di realtà, è destinata al solito peggio.
Laura Ghisellini
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