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"La storia la scrivono i vincitori". Frase tanto abusata quanto vera. In questo inestimabile memorandum vengono raccontate le centinaia di migliaia di violenze perpetrate dagli alleati e dai sovietici ai danni del popolo e dei soldati tedeschi,sia durante che dopo la guerra. Viene spiegato come i vincitori della seconda guerra mondiale volessero sistematicamente uccidere ciò che rimaneva della Germania e del suo popolo. Le prime 50 pagine danno una diversa visione di come sono andati i fatti i quegli anni,compreso il processo di Norimberga. Oltre 150 pagine sono dedicate ad una raccolta fotografica atroce e decisamente mal digeribile riguardante violenze di ogni genere. Il resto è un lunghissimo elenco di stupri,omicidi,giustizia sommaria ai danni dei tedeschi. Perché i fatti non cessano di esistere solo perché sono ignorati.
Come scritto da Matteo Sacchi nella sua recensione per Il Giornale: "Guardare il lato più scomodo delle violenze della Seconda guerra mondiale. A ottant'anni da quel tremendo conflitto si può anche fare. E il lato più indigeribile delle brutalità commesse sono le violenze perpetrate dagli Alleati, cioè dalle forze armate che hanno riportato la democrazia in Europa. Il debito che noi abbiamo verso chi ha sconfitto l'Asse è enorme, eppure lo storico deve poter guardare anche a tutti i limiti, e alle violenze, che furono connessi durante la lunga campagna che sgominò il nazismo." Notevole e in gran parte inedita la documentazione fotografica.
Prima traduzione italiana di una fonte primaria inedita, un memorandum sulle atrocità Alleate stilato dai prigionieri tedeschi nel 1946 per presentarlo durante il processo di Norimberga, contestualizzato da una ampia bibliografia, includente i lavori scientifici del professor Alfred-Maurice de Zayas, storico e esperto nel campo dei diritti umani e del diritto internazionale e alto funzionario delle Nazioni Unite, e da uno sconvolgente corredo di immagini, molte inedite e riguardanti il massacro dei tedeschi etnici in Polonia nel 1939, negato da storici filo sovietici (come il massacro di Katyn), e qui testimoniato da immagini di grande crudezza.
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