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Descrizione e racconto, di respiro corale, della figura umana e artistica di un grande musicista
Incontro ravvicinato con Paolo Fresu, compositore, trombettista e flicornista di straordinario e riconosciuto talento. Dall'attaccamento alla terra della nativa Sardegna alle prime avventure musicali, dalla passione per Miles Davis al fondamentale soggiorno parigino, dalle collaborazioni con musicisti di ogni nazionalità e estrazione alle esperienze cinematografiche e teatrali con Ermanno Olmi o Stefano Benni.
A suo modo fresco e vitale, un viaggio nel mondo musicale di Paolo Fresu
Trama
Il viaggio del titolo è quello nella musica, intesa come passione che scorre parallela al battito del cuore, quasi fosse un modo alternativo di respirare o di stare al mondo. Sempre, 365 giorni all'anno. Dalla banda del paese ai palcoscenici più prestigiosi, il cammino di Paolo Fresu ci appare in tutta la sua naturale apertura al nuovo, all'incontro, alla contaminazione. Non a caso, il montaggio assume un ritmo volutamente jazzato, rilassato nel suo alternare prima e dopo, sfuggendo così alla gabbia della linea cronologica mediante una giustapposizione di interviste e messe in scena, sequenze poetiche oppure di andamento para-televisivo. Nel suo ritratto-omaggio, Roberto Minini-Meròt raccoglie dichiarazioni di amici, musicisti, artisti che con il trombettista hanno lavorato e lavorano, nutrendo la segreta ambizione di consegnarcene il ritratto. Eppure l'oggetto di indagine, alla fine, pare sfuggire, quasi fosse imprendibile: «La mia convinzione è che Paolo Fresu voli» asserisce Lella Costa, e proprio in questa affermazione, forse, si nasconde la chiave più giusta per capire tanto il musicista quanto il senso di un documentario che si limita a guardarlo da lontano benché lo talloni da vicino, interrogandolo, interfacciandosi direttamente, accompagnandolo in giro per i luoghi cardine del suo percorso di artista.
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