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Guido Davico Bonino, presentando quest'antologia di 365 poesie per l'anno nuovo, si concede una coraggiosa affermazione controcorrente: "La vera, grande poesia è sempre stata facile". In effetti, i versi qui proposti al lettore ("un vero e proprio almanacco erotico") si distinguono tutti per una loro esemplare, delicata e malinconica linearità, lontana da qualsiasi cerebrale intellettualismo, offrendo un talismano sentimentale che scandisca con lievi emozioni le giornate di chi legge. Poesie che appartengono a tutte le epoche e a tutti i continenti, talvolta con una matrice anonima e popolare, altre volte risalenti a un folklore regionale, oppure ad antichi lirici orientali. Gli italiani rappresentati sono una quarantina, per lo più minori ottocenteschi (Riccardi, Marradi, Costanzo, Boito, Dall'Ongaro...): il più moderno è Luciano Erba, ma non mancano i classici del '900, da Saba a Ungaretti, da Montale ("Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale...") a Luzi. Le poetesse italiane sono solo due: Annie Vivanti e Antonia Pozzi ("ma tremo come una mamma piccola giovane/ che perfino arrossisce/ se un passante le dice/ che il suo bambino è bello"); più numerose le autrici europee o americane. E i temi maggiormente ricorrenti sono quelli dell'incontro fugace, della separazione straziante, della tenerezza struggente, della natura partecipe alle gioie e ai dolori degli amanti. Forse al lettore più scaltrito alcune scelte possono sembrare un po' scontate o ridondanti, mentre risultano più coinvolgenti i versi delle comunità africane per la loro sorgiva ingenuità, o le tenui liriche orientali che riescono a fondere immagini paesaggistiche con stati d'animo di nostalgica dolcezza: "Come fa la luna quando si accuccia tra le nubi,/ hai protetto il tuo viso con la manica rossa./ Poi l'hai scoperto- e il tuo sorriso/ è apparso come il loto che risplende sull'acqua".
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