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Anno edizione: 2017
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In questo saggio il Professor Brizzi analizza i contrastati rapporti intercorsi fra Roma e gli Ebrei di Palestina e della Diaspora, con riferimento al periodo ricompreso fra l’entrata di Pompeo a Gerusalemme e le campagne partiche di Lucio Vero. L’Autore ripercorre i principali eventi politici e bellici: la disfatta di Crasso a Carre ad opera dei catafratti (la cavalleria corazzata partica) di Surena; la riconquista di Giudea e Galilea ad opera dei Romani e dell’Idumeo Erode; il lungo regno di quest’ultimo; la grande rivolta (66-70); la sollevazione ebraica di Cirenaica, Egitto, Cipro, della Babilonia e delle terre mesopotamiche (115-117) durante la guerra di Traiano contro gli Arsacidi; la terribile terza guerra giudaica (132-135) sotto il regno di Adriano, al termine della quale gli Ebrei vennero cacciati da Gerusalemme, rinominata Aelia Capitolina, e le terre palestinesi rimasero quasi spopolate. La ricostruzione dell’accademico bolognese appare particolarmente incisiva quando si concentra sulle vicende belliche: encomiabile la descrizione della battaglia di Carre, così come assolutamente degne di nota appaiono le sue osservazioni sulle capacità poliorcetiche e logistiche dell'esercito romano, il suo armamento, le tecniche di battaglia e l’abilità strategica dei comandanti, in particolare l’esperto ed accorto Vespasiano e il troppo ardimentoso Tito (ma non conosceva la storia dei Beotarchi Pelopida e Epaminonda?) I veri protagonisti sono però gli Ebrei: Giuseppe Flavio innanzi tutto, storico eccezionale che Brizzi sembra stimare anche come uomo ‒ e qui non posso esimermi dal dissentire e sottolineare l’unica pecca dell'opera allorché il saggista omette di narrare lo spregevole inganno perpetrato dal leader ribelle per aver salva la vita ‒ e poi l’intero popolo di Palestina, esseni, zeloti, sicari, cui si unirono anche le élites sacerdotali, Idumei e Adiabeni, guerrieri che diedero prova di coraggio ed eroismo, mettendo a dura prova le tecniche ossidionali romane.
Il testo ripercorre in particolare la guerra giudaica del 65 al 71 D. C. e fa degli accenni molto interessanti a quella successiva, che culminò con la distruzione definitiva del tempio di Gerusalemme nel 135 ad opera di Adriano. Se sul piano militare su fa leggere con piacere il volume, manca un po’ di cartine ricche e con dettagli, mentre al Brizzi per la sua formazione di storico latino sfugge del tutto il valore e il significato del messianesimo ebraico come strumento ideologico di mobilitazione per gli strati più poveri degli ebrei. Dalle pagine del Brizzi emerge poi come la lotta estrema degli ebrei abbia impegnato per ben due secoli le forze militari romane. Un’ultima osservazione secondo il nostro autore il fallimento della campagna di Traiano contro i Parti fu dovuta alla ribellione degli ebrei aizzati dall’impero partico e usati con cinismo nello scontro contro Roma.
Il libro del Brizzi è molto di più di quello che il titolo lascia immaginare. I rapporti tra ebrei e Roma vengono ricostruiti partendo da lontano, le ragioni del conflitto analizzate dalle radici profonde, e vi è un lungo post scriptum su quello che accadde dopo il 70. Il libro è sicuramente impegnativo ma si lascia leggere facilmente, e pur conoscendo bene la fine si legge come un romanzo, l'estrema umanità dell'autore e la sua capacità di analizzare le fonti raccontano i particolari di una storia nota ai più sono nelle sue linee essenziali, particolari presentati poi dall'autore attraverso il filtro della sua immensa conoscenza della storia di Roma. Un libro strepitoso che raccomando caldamente.
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