Il volume presenta un complesso intreccio di storia artistica italiana e francese, sorto nella gloriosa cornice del Grand Tour e ancora in auge durante l'epoca napoleonica, seguendo la vicenda di una manifattura lucchese recentemente scoperta ed inedita, specializzata nella raffinata arte di fare le impronte tratte da gemme incise, cammei, medaglie e piccoli bassorilievi. Queste effigi, facilmente trasportabili e del tutto fedeli nello stile all'antico manufatto originario, comprendono i ritratti di personaggi illustri e scene mitologiche, e divennero tra XVIII e XIX secolo un'inestimabile fonte di insegnamento morale e di ispirazione artistica. La moda, dilagante in questo periodo, di collezionare e studiare questi piccoli calchi, riflette pienamente un nuovo atteggiamento culturale rivolto allo studio esatto delle antiche vestigia, all'insegna dell'utilità e della bellezza. La raffinata produzione di questa manifattura toscana, in gran parte conservata nel Museo dell'Antica Zecca di Lucca, è indagata nei suoi protagonisti, nelle sue vicende famigliari e commerciali, e in particolare nei complessi procedimenti tecnici e nei finissimi materiali usati. A impreziosire questa ricerca è la presenza, come in filigrana, delle antiche fonti, dettagliatamente esaminate in rapporto ai manufatti catalogati e alle "diverse maniere di fare le impronte". Il rinvenimento del laboratorio, rimasto intatto nel tempo all'interno dell'antica proprietà, appartenuta a questa eclettica impresa famigliare, situata nella contrada lucchese, si è rivelato scrigno di preziose testimonianze e ha gettato una nuova luce sui procedimenti tecnici, finora poco indagati. Della straordinaria raccolta lucchese, che costituisce un'inestimabile antologia universale di migliaia di modelli riferibili a quella vasta produzione artistica di ambito continentale, sia figurativa che ornamentale, databile dall'antichità classica fino al XIX secolo, viene presentata una ricca selezione ragionata, illustrata da un ricco apparato fotografico. Secondo le testimonianze raccolte, si tratta del più vasto repertorio dell'epoca: glittica antica e moderna, placchette rinascimentali di soggetto sacro e profano, fregi con raffigurazioni storiche, mitologiche ed ornamentali, piatti figurati, reliquiari, monete, medaglioni e medaglie, compresa l'intera "Historia metallica" napoleonica. Da rilevare che nella vicenda della manifattura, rinomata nell'ambiente artistico parigino, si possono annoverare commesse prestigiose anche dal Cabinet des médailles di Parigi. Ma ciò che spicca nella stessa raccolta, per l'eccezionale stato di conservazione, per completezza e per la grande bellezza e fantasia delle raffigurazioni, è il set di impronte tratte da una selezione di gemme incise, che un tempo fecero parte della leggendaria e prestigiosa collezione del principe polacco Stanislao Poniatowski (1754-1833), la cui intricata vicenda è analizzata ed etichettata come "il falso vero"; indubbiamente uno dei casi di falsificazione pianificata più affascinanti e sorprendenti nella storia del collezionismo. Protagonisti indiscussi di questa rassegna sono dunque il mito, l'arte compositiva e lo stile tra classico, neoclassico e "invenzione": ripercorrendo i principali miti dell'antichità greco-romana, attraverso queste accattivanti scene di amore, metamorfosi, lotta, morte e oltretomba, tali soggetti vengono accompagnati dai versi degli antichi autori e dalla ricerca iconografica dei modelli di ispirazione.
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