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Anno edizione: 2018
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Io sono un gruppuscolo: l’ultima frase del libro offre una buona chiave di lettura per decifrare questo lavoro, a conclusione di una tetralogia che ha inglobato anche una video installazione, L’etichetta autofiction è limitativa, se non fuorviante: Covacich si rispecchia in molteplici identità, che assurgono al ruolo di eteronomi e non di semplici pseudonomi. La prima parte è cronaca di un viaggio per mare che tocca le nazioni adriatiche (con digressioni sui rispettivi ambienti culturali e sui lasciti delle guerre balcaniche) e al contempo scavo interiore, con la rievocazione delle storie di famiglia e il tentativo di usare la scrittura per affrontare le paure che dall’inconscio tracimano nei sogni. Se a tratti qui il disegno meta-letterario raffredda e frammenta la narrazione, la seconda parte (Musica per aeroporti) si configura come un vero e proprio romanzo che da solo vale la lettura del libro per il modo efficace in cui affronta il tema dell’eutanasia e modella la figura della protagonista.
Non ho amato questo libro. Troppo compiacimento autoriale. Eppure correvo ad ogni pagina. Riproverò l'esperienza di leggere qualche altro libro di Covacich, ma con molte riserve.
L'autore sa il fatto suo. Perfino troppo. La scrittura è controllatissima, arguta, spiritosa ma con moderazione, drammatica quanto basta. Nessuna parola sprecata, nessun cedimento ad una leggerezza che possa puzzare, anche vagamente, di distrazione o peggio di sbracatura. In questa coppia di racconti lunghi in cui a due temi fondamentali, il significato del mestiere di scrittore e l'eutanasia, se ne accodano com è giusto una serie di secondari (l'inganno, il sesso, la nostalgia del tempo passato etc.) Cavacich ci mostra di saper disinvoltamente parlare di lettere classiche (Virgilio), di musica pop-colta (Brien Eno), di scienze navali, di neurologia, di musica classica, d'arte figurativa, e via citando. I temi sono importanti e spesso l'autore sa andare a fondo, ma tutto suona troppo ricercato, troppo voluto, il sospetto di esibizione intellettuale è, a più riprese, molto forte. Modesto consiglio agli autori italiani: rileggetevi Natalia Ginzburg.
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