A volo radente
di Francesco Melfi
Fui trascinato di peso fino al luogo stabilito, davanti alla vetrina di una banca dove ci stavano aspettando alcuni ragazzi dei centri sociali. Tra di loro si aggirava anche una signora coi capelli grigi tutti arruffati e la faccia paffuta circondata da una paio di occhiali da presbite. Per non so quale ragione, quando mi vide la signora avvertì un irrefrenabile desiderio di parlare: mi disse così che si chiamava Rosa e che era la mamma di uno dei ragazzi presenti in quel gruppetto e che lavorava alla neonata Provincia di Verbania e che da anni si batteva per la pace nel mondo e stava documentando, armata di cinepresa, le inevitabili violenze che i suoi ragazzi avrebbero subito per il solo fatto di trovarsi davanti ad una banca con delle spranghe in mano pronti a spaccare le vetrine di quella, che secondo lei, rappresentava la massima espressione dell'oppressione fascista che ancora tiranneggia tre quarti di mondo libero. Ricordo suppergiù che le dissi qualcosa del tipo: "Ma se i tre quarti di mondo sono liberi, come possono essere contemporaneamente tiranneggiati; e poi, nel quarto che rimane ci vivono popoli tiranneggiati da regimi democratici?". Al che lei mi rispose che la libertà era solo una delle tante facce della stessa medaglia... )
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