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                            Anno edizione: 2002
                        
 
                        
                            Anno edizione: 2008
                        
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Al secondo libro di Padura che leggo, mi convinco che l’autore è un giallista che non scrive veri gialli, e lo dico come un complimento. Questo romanzo sarà certamente apprezzato dagli ammiratori di Hemingway, dato che c’è parecchia biografia dello scrittore americano, un tipo di uomo che oggi non andrebbe per la maggiore, con le sue corride, i suoi safari, le sue sbronze e le sue spacconate di pugile dilettante. Né Padura, per bocca del poliziotto Mario Conde, passa sotto silenzio i suoi difetti, soprattutto una buona dose d’ingratitudine verso alcuni amici che hanno facilitato l’inizio della sua carriera letteraria. Venendo alla trama del libro, all’Avana, nel giardino della Finca Vigia, la proprietà in cui Ernest Hemingway visse negli ultimi anni della sua vita, viene trovato sotto un albero un cadavere seppellito alcuni decenni prima, con accanto il distintivo dell’FBI (lo scrittore era effettivamente spiato dall’FBI che, ai tempi del maccartismo, voleva accusarlo di simpatie per il comunismo). Nella villa lavoravano più di una trentina di cubani, e il poliziotto finirà con l’identificare il probabile colpevole del delitto, lo farà a torto o a ragione, o meglio con l’ombra del dubbio, perché quasi tutti i personaggi implicati sono ormai morti. Forse un giallo un po' sbiadito, ma indubbiamente un buon romanzo.
Mario Conde è un ex poliziotto dell’Avana, che viene coinvolto da un suo ex sottoposto nelle indagini su un caso di omicidio particolarmente delicato, perché risalente ad alcuni decenni prima e perché il cadavere è riaffiorato a Finca Vigía, la tenuta abitata, all’epoca del misfatto, dal grande Ernest Hemingway. Nella narrazione l'autore alterna il presente delle indagini del Conde, grande estimatore del celebre scrittore, al passato dell’epoca dell’omicidio, con Hemingway protagonista. Viene così abilmente tratteggiata la folta schiera di amici e collaboratori a libro paga di quest’ultimo: dal giovane Raul, di fatto adottato dallo scrittore e a lui devotissimo, al fido Calixto, conosciuto all’epoca del proibizionismo e assunto come custode; dall'allenatore dei suoi galli da combattimento al marinaio della Pilar, la mitica barca al centro di tante avventure. Anche la villa museo di Finca Vigìa trasuda di ogni genere di testimonianze e di cimeli dello scrittore, a riprova di una vita incredibilmente intensa e avventurosa. Così le teste imbalsamate degli animali uccisi durante i safari, con armi di ogni tipo, si alternano alle foto che ritraggono Hemingway con celebrità della politica, della letteratura e della cinematografia, sollecitando anche il feticismo dell'investigatore, una volta che è venuto a sapere delle mutande di pizzo nere lasciate lì da Ava Gardner. Questo però non gli impedisce di scoprire la verità sul delitto e sul suo occultamento, ai quali avevano concorso un po' tutti. Un libro intrigante, con un protagonista del presente, quasi timoroso di compiere un atto di lesa maestà, indagando sul grande scrittore, e quest'ultimo, protagonista del passato, che però giganteggia con la sua vita eccessiva sotto ogni riguardo.
Splendido racconto su Cuba ed Hemingway,scritto magistralmente e con grande intensità. La storia è sempre sospesa fra realtà e fantasia,con flashback molto suggestivi e si legge d'un fiato. E' vero infine che ,leggendo il romanzo,viene voglia di andare subito a Cuba,prima che il disgelo la trasformi irreversibilmente in una qualunque meta di turismo di massa.
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