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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2011
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Da quanto si deduce dallo stralcio pubblicato in stessa copertina, l'autore Luigi Zoja offre una meditazione dominata da una contestualizzazione particolare, sicuramente significativa ma in certi casi in pratica non valevole: l'introduzione della analisi promossa dalla psichiatria con coinvolgimento della neurologia che poneva un rifiuto in più alla violenza della incomprensione ai danni dei pazienti. Senza dubbio questa analisi serve o servirebbe ancora oggi ad impedire o limitare anche il macello della malasanità. Purtroppo però esiste anche un altro uso della analisi, che costringe il paziente ad un lavoro di ascolto o corealizzazione in situazioni per le quali la analisi stessa è una condizione intellettualmente ed emotivamente disumanizzante, oltre che inutile ed occasione di penose intromissioni che a volte possono essere tragiche. Proprio la funzione storica liberatoria della analisi espone molti pazienti al ricatto ed allo scampo dalla prima violenza ma con l'esposizione alla seconda violenza che ho detto. Senza dubbio questa è minore, non comparabile all'altra, ma resta violenza. Inoltre è vero che l'analisi non ha liberato le società dalla pratica degli internamenti, anzi certe volte le informazioni tratte da essa sono state usate e sono usate per studiare metodi di accalappiamento e relegamento più raffinati. Dunque per trarre profitto da un libro così, il lettore è costretto a provvedersi da solo di questa altra adeguata contestualizzazione aggiunta, che fa anche da limitazione opportuna al messaggio del libro, in realtà assai ridotto e dal valore precario. MAURO PASTORE
Un saggio interessante che, investigando il rapporto tra Analisi ed Etica, permette di rinverdire alcuni principi etici generali. Lo psicanalista di scuola junghiana L. Zoja esordisce, definendo etico il cuore dell’analisi in quanto si propone di combattere la menzogna, soprattutto quella che diciamo a noi stessi. È questo un obiettivo etico che chiede trasparenza e rispetto e che pone l’Analisi in netto contrasto con le società che calpestano queste qualità. L’Analisi appartiene alle scienze umanistiche e con esse condivide l’attenzione per la centralità dell’essere umano. Lo psicanalista Zoja, nel tracciare la realtà di un mondo in crescente solitudine e in evidente sfaldamento di legami sociali, configura l’esistenza di una “zona grigia”, concetto mutuato da Primo Levi che, nel ripercorrere il genocidio nazista, individuò un territorio morale in cui i comportamenti umani, nella loro contraddittorietà, “risultano essere difficilmente incasellabili dal giudizio netto della logica binaria”: bene e male, umanità e bestialità. Il prof. Zoja sostiene che l’Analisi, nel generale sfaldamento di valori, mantenga un alto potenziale etico proprio perché conserva il potere della parola e del tempo, congiunto al dovere della sincerità. Sa ristrutturare le relazioni umane, offrendo un contenitore sicuro in cui sostano analista e paziente. Lo psicanalista, riportando il pensiero del filosofo Neumann, spiega come la nuova Etica abbia, come ideale, la ricomposizione degli opposti e come meta una struttura in cui la molteplicità delle forze opposte si combini in un’unità superiore. Tratteggia così un’Etica che, includendo la dimensione del profondo, sappia assumersi la responsabilità delle conseguenze sia intenzionali sia inconsce delle azioni. Sarà questo lo spazio fecondo, in cui trovare raccordo tra il potere di emozioni arcaiche spesso devastanti e il diritto di vivere esperienze emotive individuali.
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