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Senza giri di parole, un romanzo che è un po' poca carne e un po' poco pesce, non bello, non brutto. Le ambientazioni reggono, non però i personaggi che, il più delle volte, diventano delle macchiette, delle caricature per le quali non si può non provare un po' di umana pietas. Poco credibili, i personaggi soffrono la condizione d'esser stati abbozzati senza conferire loro un carattere ben definito. Quasi del tutto assente lo scavo psicologico, ne consegue che buoni e cattivi in Alcazar. Ultimo spettacolo rimangono schiacciati sulle ben tratteggiate scenografie di Napoli e Marsiglia. Voleva essere nelle intenzioni dell'autrice un omaggio a Jean-Claude Izzo? Parrebbe di sì, ed in parte lo è: "Marsiglia era stuprata. Tutto era grigio: il cielo, i carri armati lungo le strade, i blindati, le divise dei nuovi padroni, le divise dei nuovi padroni che controllavano la città da Notre Dame de la Garde, dove avevano occupato il fortino e le caserme acquistate dal santuario, il pont transbordeur, la plage des Catalans. I loro passi pesanti sulla banchina del Vieux-Port erano un insulto a quello specchio di Mediterraneo". Sicuramente è un bell'omaggio a Silvana Landi, madre dell'autrice e protagonista insieme a Cordera di questa storia affogata in una amalgama di finzione e realtà. Alcazar. Ultimo spettacolo, tutto sommato, è un romanzo senza lode né infamia. Chi invece volesse approfondire, con maggior profondità, l'argomento immigrazione può gettarsi a capofitto nella lettura de "L'orda" (Rizzoli) di Gian Antonio Stella e di "Al di là del mito" (Vallecchi editore) di Ambra Meda.
Alcazar, di Stefania Nardini, è un gran bel romanzo sospeso fra finzione e realtà. Una realtà storica inusuale per un'opera narrativa italiana, ma così ben documentata da potersi considerare come un romanzo storico del tutto riuscito. È inusuale perché l'azione si svolge nel 1939, anno diciottesimo dell'era fascista, tra Roma, Napoli e Marsiglia e in particolare studia a fondo la città francese di quegli anni con tutte le sue profonde contraddizioni, in una bailamme storica scandita dagli avvenimenti che a breve precipiteranno nel buio della seconda guerra mondiale. Un bel romanzo corale con protagonisti dai tratti psicologici completi e ben delineati, immersi in una storia fresca e del tutto credibile, narrata con sapiente e rara sensibilità, del tutto umana, senza mai usare parole fuori luogo. Senza alcuna sbavatura o volgarità, a tratti poetica ed emozionante.
Sembrerebbe un "romanzo di altri tempi", non solo per la collocazione storica degli eventi (è ambientato nel 1939), ma anche per lo stile, carico di sonorità musicali e assonanze estetiche che sono proprie della cultura e della "visione del mondo" di quel periodo. È, sicuramente, un romanzo storico, o come tale è facile percepirlo. Ma è un libro intrinsecamente moderno. Non solo perché l'autrice è una donna addentro alle dinamiche umane e sociali del nostro tempo, ma perché affronta tematiche universali e sempre attuali. Su tutte, le discriminazioni di genere, visto che uno dei protagonisti, Gino Santoni, in arte Cordera, soubrette di riviste teatrali, è un omosessuale che deve tenere nascoste le proprie inclinazioni e che scompare da Marsiglia, dove la sua compagnia sta tenendo uno spettacolo, dopo aver rifiutato le avances di un gerarca fascista che l'aveva scambiato per una donna. E poi c'è il tema dell'amore, con la protagonista principale, la trasformista Silvana Landi, che scopre di provare un sentimento per Alfred Morello, un personaggio influente del milieu, la mafia locale della città del Midi, e che per seguire il richiamo del cuore affronterà un'avventurosa separazione che la riporterà in Italia. E c'è appunto, Marsiglia, città d'elezione dell'autrice, che già allora era un autentico melting pot culturale, un coacervo miracolosamente armonico di odori, suoni e sapori. A suo modo, dunque, questo "romanzo storico" si rivela un giallo, e non solo per la vicenda della ricerca di Cordera; anche e soprattutto perché è un enigmatico affresco di un'epoca, oltre che una storia di passioni e di emarginazioni. Ha una cifra e un "codice segreto" tutto suo. Come, del resto, gli inquietanti misteri dell'epoca di morte e dolore che ha voluto ritrarre. Il miglior libro, ad oggi, di Stefania Nardini.
Recensioni
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