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Non mi piacciono i racconti alla Landsdale di cui, dopo una settimana, non ricordi più nulla. C'è però qualcosa nella prosa sorpredente, nei percorsi senza apparente direzione, nella realtà onirica di Keret che affascina. Non è il mio genere, ma sono racconti scritti bene e con un mucchio di sorprese.
Se la tristezza e la felicità, le risate e le lacrime, la realtà e l'assurdo dovessero danzare insieme a braccetto, sarebbe proprio in questi piccoli, grandi, semplici e complessi racconti. Trentotto storie che non sono altro che trentotto balli diversi a cui si assiste e si prende parte provando di tutto, fuorché l'imbarazzo. Infatti qui non bisogna essere esperti per poter ballare: serve forse la perfezione nell'immenso e lungo ballo della vita? Perché questo libro parla di vita, raccoglie vite d'ogni genere. Vite di persone, oggetti, animali che vanno dalla realtà più comune e ordinaria fino all'irrealtà più assurda e inconcepibile, e la cosa più bella è che il sorriso sul volto del lettore non svanisce mai, nemmeno quando si legge qualcosa di triste: si ride fra le lacrime, aggrottando la fronte, alzando le sopracciglia, confluendo così in una piacevole sensazione di appagamento, un po'come quando si legge una commedia greca o latina colma di volgarità e doppi sensi un po'fini a loro stessi, ma con una gran tenerezza insita. Quasi tutti con un finale aperto, il che a mio parere ne aumenta la bellezza, i racconti non mancano di citare frequentemente problemi tipici della nostra società, ma soprattutto di Israele, patria dell'autore, che appare in questo modo come un mondo non così diverso e distante dal nostro che viene così deriso, analizzato, confutato. Secco, incisivo, colloquiale e umano, ma assai raffinato, lo stile di Keret è una decorazione: rende ancora più bello ciò che non dovrebbe esserlo, giungendo perfino a regalare uno splendore così eccessivo da sfociare in un amabile e gradevolissimo senso del burlesco. Ciò che è cupo e oscuro viene illuminato e ciò che è sereno viene sminuito o accresciuto in maniera alterna. Che altro dire se non riportare la frase presente sulla quarta di copertina di questo bellissimo libro? "Etgar Keret è un genio".
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