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Un giallo elegante, essenziale e intellettualistico: è proprio quanto potevamo aspettarci da Sandro Volpe, attento studioso delle tecniche narrative del romanzo e del cinema, con al suo attivo una bibliografia nella quale svolgono ruoli importanti Flaubert e Truffaut. Per un gioco vagamente perecchiano, il titolo è simile, ma non identico, a quello del "romanzo nel romanzo" che costituisce l'elemento centrale della trama: Tra le righe, inattesa e ammiratissima opera prima del manager rampante di una casa editrice piuttosto elitaria e raffinata. Al mistero di questo testo, che sembra mal accordarsi con la vita e la cultura del suo autore, come se un diavoletto dispettoso avesse mescolato ad arte i pezzi di due puzzle diversi, si aggiunge quello della morte di un editor della stessa casa editrice, suicidatosi in circostanze che lasciano adito a molti sospetti. L'indagine ufficiale è condotta dal commissario Torri, ma chi lo aiuterà in modo decisivo ad arrivare alla verità è un amico di giovinezza dell'editor assassinato, Andrea, che ci racconta in prima persona tutta la vicenda. Critico cinematografico, di ritorno nella città natale (Palermo?) per un convegno, Andrea si trova a districare una matassa complicata, nella quale i fili del passato e quelli del presente sembrano confusi in un viluppo inestricabile. Alla fine la verità si impone, colpisce in pieno come quel "diritto" che in una partita di tennis, sotto gli occhi di Andrea, "va a morire all'incrocio delle righe": è proprio a un incrocio, quello tra la giovinezza perduta e la problematica maturità del protagonista, che il "giallo" trova la sua soluzione, sostanziata di nostalgica, truffautiana melanconia.
Mariolina Bertini
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