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Anno edizione: 2022
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Quante volte, assistendo a una telecronaca, sentiamo ripetere dal corrispondente la frase “Quello che vedete alle mie spalle”, come fosse un mantra, chiamando lo spettatore a testimone della veridicità di quanto viene affermato, quasi a sottintendere che il giornalismo è sempre foriero di autenticità, limpidezza, illustrazione imparziale di notizie e avvenimenti… Filippo Nanni attualmente vicedirettore del Giornale Radio Rai dopo un lungo periodo passato a Rai News 24, autore di varie pubblicazioni, ha seguito come inviato molti avvenimenti politici, giudiziari, sportivi e di cronaca in Italia e all’estero. A pieno titolo, quindi, è in grado di indicare pregi e difetti di un mestiere non facile, quale quello del reporter. A partire da una difesa d’ufficio del racconto televisivo, che “ha caratteristiche particolari, ma non solo può competere ad armi pari con le altre forme di giornalismo, in certi casi riesce ad avere una forza dirompente e diventa quindi ineguagliabile. Questo succede sempre quando è assistito da immagini vigorose e spettacolari”. Molte e puntuali sono le raccomandazioni rivolte a evitare ridondanze e sciatterie nella comunicazione verbale: assolutamente censurabili sono le frasi fatte, i convenevoli, i luoghi comuni, la retorica, l’eccesso di aggettivazione, il burocratese, le pause ad effetto, gergalismi e anglicismi. Nanni segnala con asterischi i vari livelli di banalità riscontrabili nelle telecronache cui assistiamo quotidianamente, riportando sarcasticamente le formule rituali più sfruttate, gli intercalari più irritanti. Lavoro ingrato, quello del telecronista, oggi minacciato dal proliferare dell’informazione sui social e reso ancora più difficile da stress, fretta, controlli e divieti, competizione e concorrenza. Filippo Nanni, consapevole della sua complessità, lo descrive affettuosamente, ironicamente, con l’obiettivo di ottimizzarne le potenzialità.
Recensioni
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