L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (1)
Dalla discussione sulla “teologia politica” tra Carl Schmitt e Erik Peterson emerge che a Peterson, che tenta l’impossibile per preservare il cristianesimo da ogni impropria divinizzazione del sovrano e,quindi, negare dalle fondamenta qualsiasi tentativo di fondazione teologica del potere politico, Carl Schmitt replica che la chiesa vive in terra, infatti essa “prende e dà spazio”. Schmitt intende far valere che per l’Occidente una concezione d’ordine teologico ha determinato un preciso nesso con la politica, dal quale, malgrado tutti gli sforzi della modernità di emanciparsene con il processo di secolarizzazione, è risultato molto difficile prender le distanze. Un dibattito mai conclusosi dal 1922: il Novecento quale “secolo della teologia politica”? Ma vi è stato anche chi ha cercato di “ingentilire”, sotto il segno della fede, tale rapporto tra politica e teologia, tentando di porre le basi di una “nuova teologia politica”, segnata dall’intreccio profondo tra escatologia e libertà. Paradossalmente, al di là degli intendimenti di Metz e di Moltmann,tale tentativo sembra esser stato solo un modo per ridar valore all’asserto schmittiano: vi è un carattere teologico intrinseco alla politica della civiltà occidentale. Sia la via della teologia politica “tradizionalista” dell’ordine, sia la via della teologia politica “progressista” della trasformazione evidenziano come l’origine del tema, e del problema,non possa non ritrovarsi se non nelle origini del cristianesimo. Perchè mai in più di duemila anni il cristianesimo non ha mutato, trasformato l’umanità? E’ possibile, se non necessaria, un’altra forma di “teologia politica”? In alcuni capitoli o momenti asimmetrici, che si snodano,dal punto di vista storico e dal punto di vista tematico, dall’asse Paolo-Agostino a Carl Schmitt e Erik Peterson sino a ...Nancy, si ipotizza e si valuta la possibilità, a partire dal fenomeno della secolarizzazione, se mai vi sia spazio per un’altra “teologia politica”: una “terza via” al crocevia tra tramonto/dissoluzione o emancipazione/trasfigurazione del cristianesimo Ma qualcuno, alle soglie del Novecento, tra le montagne dell’Argovia, sullo sfondo della grande guerra, non sosteneva forse che “nessuno Stato è il Regno di Dio”?
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore