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Franco Angeli (Storia. Studi e ricerche, 175); 1993; 9788820479879; Copertina flessibile ; 22 x 14 cm; pp. 255; Prima edizione ; Presenta leggeri segni d'uso ai bordi (piccole imperfezioni), interno senza scritte, lievemente brunito; Molto buono, (come da foto). ; Il libro prende lo spunto dal processo alla «mafia interprovinciale» del 1928-29, in cui culminò l'attività del prefetto Mori e attraverso il quale il fascismo sostenne di aver decapitato i vertici dell'organizzazione criminale, in una zona stranamente fino ad allora ritenuta tranquilla. L'uso incrociato di fonti diverse permette di ricostruire carriere personali, reti di relazioni, conflittualità per le risorse, che gettano una luce nuova sul rapporto tra mafia e fascismo. L'indagine infatti rimette in discussione il luogo comune di un fascismo statocentrico e implacabile persecutore della mafia. Emerge piuttosto un rapporto molto più sfumato e contraddittorio, un'«ambigua tessitura», appunto, in cui le rotture di continuità coesistono con la vischiosità di un vecchio di un vecchio sistema di relazioni sociali e politiche che non vengono attaccate alla radice e che avrebbero permesso perciò alla mafia di riassumere un ruolo di primo piano alla caduta del regime. La conclusione è che nella zona presa di mira da Mori non vi fosse mafia in senso stretto, proprio perché i meccanismi dell'accumulazione, del consenso e del controllo politico seguivano altri canali consolidati, che della mafia - intesa come organizzazione specifica e gerarchicamente strutturata - potevano fare a meno. Dalla ricerca emergono però anche la complicità del fascismo col sistema di mafia e, per certe zone, la forza intatta di un'élite che, per il controllo sociale, di mafia non aveva bisogno. ;
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