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Dopo i racconti di Topo Tobia, che hanno riscosso grande successo presso i bambini, Susanna Varese conferma le sue ottime qualità di narratrice anche cambiando genere, con un libro che, pur rivolto a un pubblico di tutte le età, ne conserva lo stile fresco e immediato, di facile e piacevole lettura e sempre caratterizzato da un messaggio positivo. Nel raccontare la storia della giovinezza dei suoi genitori Aldo e Tina, Susanna dipinge un quadro d'epoca molto puntuale, frutto di una ricerca storica di grande precisione, che parte dalla primavera del 1943 e termina nell'immediato dopoguerra. Sullo sfondo della vicenda dei due ragazzi, si può ritrovare l'atmosfera di paura, incertezza, ma anche di fiducia nel futuro e nella ricostruzione della provincia della Spezia di metà anni '40: le devastazioni dei bombardamenti, il terrore dei rastrellamenti, il riparo da sfollati nel paesino dell'entroterra di Pagliadiccio, il ritorno a casa in una città sconvolta, la partenza per l'Argentina che i due giovani, come molti loro coetanei dell'epoca, intrapresero in tempi diversi in un misto di speranza e spirito d'avventura e che darà i natali alla scrittrice. Vincente l'idea di raccontare singolarmente, nella prima parte, le vicende di Tina e Aldo prima del loro incontro a Pagliadiccio, già delineandone a tutto tondo il carattere determinato e capace di sopportare enormi difficoltà con grande forza d'animo. Un racconto delicato e sincero, che si fa amare dal lettore trasmettendo l'amore della scrittrice per i suoi genitori, ai quali rende un degno omaggio, e il suo ottimismo umanista che le ha permesso di emergere come autrice per l'infanzia e l'ha vista in prima linea in numerose cause umanitarie.
Ho letto con molto interesse il libro di Susanna Varese “Amore tra le macerie” e ho scoperto uno scritto intriso di poesia e dolcezza, anzi tenerezza. La sua scrittura semplice arriva diretta al cuore e racconta una storia vera che potrebbe essere la descrizione di altre migliaia di famiglie italiane, o di qualsiasi altra nazione che hanno vissuto i momenti terribili di guerre devastanti. Io, sotto alle “macerie” che Susanna descrive ho trovato tanta voglia di vivere e speranza per il futuro. Ha saputo narrare magistralmente l'amore in molte sue sfaccettature. L'amore di una madre per i propri figli, l'amore tra fratelli e sorelle, l'amore per le proprie origini e la propria terra, l'amore per uno sport troppo spesso sporcato da gente che con lo sport non ha nulla da spartire. Leggendolo, a volte, avrei voluto dire ad Aldino di non lasciare la sicurezza di un lavoro e una famiglia per andare a cercare fortuna altrove. Pensavo fosse una scelta egoistica, ma riflettendoci sopra mi sono ricreduto, anzi. E' stata una scelta d'amore e di altruismo. Cercare di offrire alla propria futura famiglia un tenore di vita migliore dopo avere patito stenti e bombardamenti, affrontando l'incognita di un lungo viaggio in terre lontane e per vivere diversi mesi distante dai suoi affetti, è stata una scelta di profondo amore. Insomma, la cara Susanna Varese, ha dato alle stampe un libro che mi è piaciuto molto. Con i suoi cari, sebbene per poche ore, ho vissuto pure io a Pagliadiccio. Ed ora aspettiamo il seguito...
Un romanzo breve, così potrebbe essere definito tecnicamente, ma più realisticamente il lettore si trova di fronte ad una narrazione di semplicità e bellezza straordinarie: la storia dell’Italia in guerra prima, in pace poi, si avvia attraverso il cammino di uomini e donne comuni, attori di quel teatro incredibile che è la vita. Vite sospese tra i sentimenti e le macerie di un’Italia migliore in un tempo in cui la generosità, la solidarietà, l’esserci per gli altri costituivano il primo vero comandamento. La storia, quella che chiamano vera e che si impara sui banchi di scuola, irrompe così senza troppe pretese tra le pagine di questo piccolo capolavoro, onesto e sincero come la penna di chi lo ha scritto.
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