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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2005
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Un libro molto coinvolgente perché propone il legame tra un gruppo di allieve e la loro insegnante in un rapporto di grande intensità. L'intento del'insegnante sarà quello letterale del termine educare, da ex, fuori, più ducere, condurre. Intento non facile da attuare, soprattutto perché Miss Brodie non sarà in grado di facilitare l'inevitavile distacco dopo l'avvenuta acquisizione di se da parte delle allieve.
Recensioni
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recensioni di Ferreccio, G. L'Indice del 2000, n. 12
Gli anni fulgenti di Miss Brodie, il più acclamato fra i romanzi di Muriel Spark, oggetto di numerose ristampe, versioni teatrali, cinematografiche e televisive, capolavoro di ironia e di indagine psicologica, ci arriva dai fulgenti anni sessanta con una carica inesausta di piacere per l'intelligenza, isola di salvezza nel mare quotidiano dei buoni sentimenti. Fa pensare al Buñuel della famosa rasoiata sull'occhio (Un chien andalou), il dialogo asciutto e tagliente che anima questo teatrino della crudeltà in miniatura, fatto di insegnanti perverse, ragazzine "innocenti", artisti promettenti, zitelle segaligne e scapoli sottomessi; un microcosmo di svitati e intriganti, evocati in modo essenziale dallo stile impeccabile che spiazza, sorprende, trasfigura. Come Buñuel, attratta dalla geometria delle passioni e dal gioco di sopraffazione che si nasconde appena nei testi romantici più amati - entrambi reinterpretano la figura e l'opera di Emily Brontë -, Muriel Spark è una lucida e divertita testimone delle più interessanti aberrazioni umane. Nata e cresciuta a Edimburgo nel 1918, convertitasi al cattolicesimo all'inizio della sua carriera di scrittrice, ha scritto, oltreché numerosi romanzi tradotti in molte lingue - cui deve principalmente la sua fama - commedie, poesie, biografie (su Emily Brontë, Mary Shelley, John Masefield) che le hanno valso nel corso degli anni numerose onorificenze di vari paesi, e infine il riconoscimento prestigioso di Dame of the British Empire. La mole dei riconoscimenti ufficiali a coronamento di un'attività letteraria che copre un cinquantennio contrasta con l'attenzione distratta che il nostro paese le ha rivolto, dopo l'interesse dovuto degli anni sessanta, tant'è vero che le traduzioni ravvicinate di Adelphi, tutte degli anni novanta, la propongono quasi come una novità, e non invece come quella costante e penetrante osservatrice della contemporanea comédie humaine, nella scia dei grandi moralisti classici, francesi o scozzesi, o ancora, per fare un esempio più recente e di nuovo cinematografico, dei contes moraux di Eric Rohmer. D'altronde, alla temperie Nouvelle Vague la collegano la propensione alla sperimentazione formale, che l'ha fatta annoverare fra gli scrittori postmoderni, l'irrinunciabile attenzione per le espressioni banali del linguaggio comune, il lucido distacco e l'eleganza della prosa che concentra al massimo una problematica complessa. La traduzione eccellente e gustosissima di Adriana Bottini ci compensa per l'attesa.
Racconto morale, romanzo che riflette sul senso dello scrivere e sull'invenzione artistica, The Prime of Miss Jean Brodie ha trovato un lettore d'eccezione in Arthur Danto, celebre filosofo dell'arte che insegna alla Columbia University, autore di The Transfiguration of the Commonplace, a Philosophy of Art (1981). Nella prefazione al suo libro, Danto ci spiega l'origine del titolo e il curioso rapporto che lo lega a quell'opera. Un personaggio del romanzo, suor Helena della Trasfigurazione, che in precedenza è Sandy Stranger, allie-va terribile di Miss Brodie, ha scritto un trattato dal titolo La trasfigurazione del luogo comune, un titolo che il filosofo ammira e invidia, ripromettendosi di impadronirsene quando avesse scritto qualcosa che vi si adattasse. L'occasione si dà puntualmente, e l'autore constata che in effetti gli eventi artistici che ispirano le riflessioni del suo libro sull'arte moderna non sono altro che questo: trasfigurazioni del luogo comune, banalità che diventano arte. Deciso a utilizzare il titolo, scrive a Muriel Spark chiedendole informazioni sul contenuto del libro fittizio. Naturalmente l'autrice non ne aveva alcuna, ma ammette che, se il libro avesse potuto aver un argomento, sarebbe stato un libro sull'arte, l'arte dello scrivere così come l'autrice la pratica, l'arte di trasformare ragazze comuni e banali in creature d'invenzione, splendenti nel loro mistero: una sorta di caravaggismo letterario. Danto si rende conto così di aver fatto qualcosa di ancor più sorprendente, anche se meno solenne: rendendo reale un titolo fittizio ha trasformato la finzione in realtà, mettendo in pratica ciò che continuamente accade nei romanzi di Muriel Spark. Il racconto diventa morale nell'unico vero senso del termine.
Partendo dai "ready made" di Marcel Duchamp e dai fotogrammi di Andy Warhol, Danto indaga gli ambigui rapporti che si instaurano fra oggetti artistici e oggetti reali, riflette su cosa differenzi i linguaggi dell'arte dagli altri linguaggi, questione questa tanto più ardua e dibattuta a partire dagli sviluppi più recenti di quei grandi maestri dell'avanguardia pittorica. Verrebbe voglia di paragonare il fulgore di Miss Jean Brodie alla celebre opera di Duchamp La mariée mise à nu par ses célibataires, ma non è questa la strada che il filosofo statunitense segue; e tuttavia, pur riconoscendo l'uso strumentale che fa del romanzo della Spark, Danto attira l'attenzione su un aspetto apparentemente marginale della vicenda che ne costituisce invece il fulcro e l'esito finale, dandone, inintenzionalmente, una chiave di lettura. Miss Brodie infatti non è la protagonista assoluta del romanzo, pur costituendone la figura principale; al suo fianco, in un ambiguo rapporto di sottomissione e sopraffazione, di ammirazione e ripulsa, troviamo un gruppo di ragazzine, le sue preferite che variamente intrecciano le loro vite alla sua.
Ma veniamo a Miss Jean Brodie. Nella Edimburgo degli anni trenta un'insegnante fuori dal comune, orgogliosa, colta, romantica, si dedica a formare le giovani menti di un gruppo di allieve della Marcia Blaine, un istituto femminile per ragazze di buona famiglia, secondo principi poco ortodossi ma strenuamente e coraggiosamente difesi contro tutti. Ama la pittura italiana, ammira Mussolini, viaggia in luoghi esotici e ricchi d'arte, coltiva disinibite avventure amorose con colleghi o spiriti affini, di cui rende partecipi le sue allieve predilette. Bontà, Verità, Bellezza, la triade cui si ispira, ha ascendenze nietzscheane ed estetizzanti piuttosto che platoniche, e se lo zelo e la dedizione ingenua con cui persegue e diffonde la sua visione dell'arte possono parere un po' ridicoli e eccessivi, non si può dimenticare che le sue preferenze artistiche e le sue infatuazioni per "l'uomo forte", di qualsiasi appartenenza ideologica, erano parte di una cultura cosmopolita all'avanguardia in quegli anni.
Tali passioni la distinguono dal resto degli insegnanti e professori che popolano il mondo adulto nei cui meandri di intrighi e reticenze le bambine del "Brodie set" crescono e imparano a districarsi. Sotto il grande olmo dove Miss Brodie le raduna, con il libro di storia tenuto ben alto davanti agli occhi per simulare una regolare lezione, le bambine vengono istruite, secondo il metodo infallibile della intraprendente signorina, a seguire, come fa lei stessa, l'esempio delle grandi donne della storia: Anna Pavlova, Cleopatra, Florence Nightingale. A cementare il sodalizio fra l'insegnate e le giovanissime allieve è il suo altero e inflessibile rifiuto di sottomettersi allo "spirito di squadra": "indifferente alle critiche come una roccia", con una fede incrollabile nel suo "fulgore". Le bambine si sentono, così, entusiaste ed eroiche seguaci di una impresa guerresca contro il mondo degli adulti conformisti, una guerra che esige la loro più completa dedizione e fedeltà alla causa. "Esaltate dalla sensazione di partecipare a qualcosa che sapeva vagamente di rissa, senza con ciò correre rischi, seguirono la pericolosa Miss Brodie sotto l'ombra sicura dell'olmo".
Non solo esse assorbono, a scapito del normale curriculum, l'educazione sentimentale che Miss Brodie impartisce, ma assistono con gusto e avidità alle congiure che vengono ordite per allontanarla dalla scuola, tentativi che regolarmente falliscono nello scontro con l'incrollabile determinazione dell'insegnante e la assoluta complicità delle bambine. Di fronte al tentativo di convincerla a trasferirsi in una scuola progressista, più consona ai suoi metodi originali, il gruppo non dubita nemmeno per un attimo che avrebbe vinto lei: "Era più facile immaginare Giulio Cesare che faceva domanda per insegnare in una scuola progressista che non Miss Brodie. Se le autorità scolastiche volevano liberarsi di lei l'unica era assassinarla". Appunto, ma anche Giulio Cesare, come si sa, aveva dei punti deboli, fra i quali una fiducia mal riposta nel più amato dei suoi fedeli seguaci. E come Bruto, sarà proprio la più amata del gruppo, Sandy, a tradire la formidabile insegnante, fornendo un appiglio, per quanto fasullo, alla direttrice della scuola. Un tradimento necessario, per "arginare" Miss Brodie, necessario come il diventare adulti, come il distacco inevitabile dalle persone più amate e, perciò, più odiate. E qui la sapienza mirabile dell'intreccio, che si snoda sulla falsariga del racconto poliziesco, dà spazio alle più sottili e insidiose collusioni psicologiche, fra sottintesi e duelli verbali degni del virtuosismo narrativo del Giro di vite di Henry James, che la Spark tempera e arricchisce con un esilarante gusto del pastiche e della citazione letteraria.
La vicenda di Miss Brodie si illumina allora a mano a mano che la giovane Sandy Stranger ("straniera" in molti sensi: straniera a Edimburgo perché per metà inglese nonché straniera ai misteri dell'erotismo e al linguaggio adulto che lo denota) viene imparando, con le altre bambine speciali, a decifrare la realtà con gli strumenti dell'invenzione linguistica. Ed è sempre Miss Brodie, nel suo fulgore, il metro e il tramite per arrivarci, la dinamica signorina la cui mente in continuo fermento si evolve senza sosta mentre le ragazze stesse si evolvono. Con il suo disinvolto senso morale essa fornisce la falsariga sulla quale esercitare tutta la loro curiosità adolescente, e il testo sul quale comporre e scomporre le infinite possibilità del vivere.
Sui suoi amori, sulle congiure e sugli intrighi Sandy costruisce quelle finzioni che permettono a lei stessa di condurre una doppia vita, lasciando agire la finzione sulla realtà e viceversa, in un intrico tanto più vivificante quanto meno definibile, in cui la banalità viene riscattata dalla tipicità stravagante e dal suo valore archetipico. Archetipico proprio per l'assenza di qualsiasi logica, che non sia quella dell'assoluta arbitrarietà dell'atto che inventa le proprie regole nel suo farsi. Il "temperamento artistico" di Miss Brodie consiste nella determinazione quasi sovrumana, e a tratti ridicola, con cui sconfigge qualsiasi prova di realtà.
Con l'amica Jenny, Sandy compone infinite variazioni letterarie sugli amori dell'insegnante: romanzi avventurosi scritti a quattro mani, che ricostruiscono la vicenda dell'innamorato morto in guerra, il suo carteggio sentimentale con il maestro di canto ("Consentimi, per concludere, di complimentarmi caldamente con te per il tuo coito, [...] con sentitissima gioia..."); se l'insegnante le introduce all'arte dei preraffaelliti recitando The Lady of Shalott, Sandy apre la sua doppia vita al diafano personaggio ("'Con quale strumento ha scritto queste parole sua Signoria?' [...] 'Ho trovato per caso un barattolo di vernice bianca e un pennello sul ciglio erboso... abbandonati senza dubbio da qualche incurante membro dei Disoccupati'"). Altre se ne aggiungono, intessute di personaggi romanzeschi, e conversazioni con figure letterarie amate, che si intrecciano con Miss Brodie fino a scompaginarla, elaborandone le potenzialità di sviluppo narrativo fino a esaurirle, con l'acribia del detective di professione. Se l'insegnante cerca di trasformare le bambine in tanti piccoli doppi - "Datemi una bambina a un'età influenzabile e sarà mia per la vita", era il suo motto -, il doppio a sua volta, nella migliore tradizione del gotico scozzese, si vendica annientando l'originale.
Il romanzo di Jean Brodie rivela così l'altra sua faccia che, disegnandosi nel percorso di crescita delle ragazzine, comporta l'eliminazione del "maestro" in virtù del suo stesso insegnamento: è Sandy a diventare nella realtà l'amante di quel pittore cui Miss Brodie aveva rinunciato - rinunciato per poterne gioire doppiamente per interposta persona, facendo sì che un'altra allieva, Rose, ne diventasse l'amante. Ciononostante, nemmeno il rifiuto e l'insofferenza, che a poco a poco si insinuano, per quella che è ormai diventata uno "strazio di donna", permettono a Sandy di uscire dal legame che al maestro la stringe. Solo con il riconoscimento della persona nella sua interezza, nella trasfigurazione della scrittura che, inventando il personaggio, lo rende reale, la ragazza se ne libera. Ma il processo non è né semplice né lineare, né l'esito, per fortuna, definitivo.
Ai misteri dell'eros e del linguaggio se ne aggiunge un altro, più insidioso, profondo e sconvolgente, quello del disordine interiore, che si rispecchia nella nuova visione di una Miss Brodie inedita, radicata nel rigore calvinista che crede di combattere, "autoelettasi alla Grazia in quel modo così particolare". Sandy scopre a poco a poco che sotto la sua influenza le ragazze partecipavano dell'"assoluzione totale" che dava a se stessa, incurante, come ogni eletto, delle categorie del bene e del male. Un altro mistero sembra schiudersi agli occhi minuscoli e indagatori della ragazza ormai sedicenne, più succoso e allettante di quelli che avevano stimolato la sua immaginazione di bambina ("il mondo del puro sesso sembrava distante anni luce (...) non rimane molto tempo per le ricerche sul sesso, alle superiori"). Intuisce nelle trasgressioni più banali, per esempio il modo provocatorio con cui la gente non osservava il giorno di festa, così come negli eccessi di Miss Brodie, la natura del calvinismo. Lo scopre con fatica poiché la sua adolescenza ne era stata protetta dagli adulti illuminati, che l'avevano privata così del diritto a qualcosa di preciso da rifiutare. Come tutte le ribellioni alla ricerca della libertà, quella di Sandy non è dettata tanto dal rifiuto quanto piuttosto dalla ricerca di una legge. Perciò la sua liberazione consisterà nel riconoscere gli effetti benefici e arricchenti che quegli eccessi calvinistici avevano avuto. Allora la zitella formidabile diventa intercambiabile con la città dell'adolescenza, il mistero del suo erotismo disinibito e del suo infantile coraggio si fonde con i misteri della città vecchia, familiare e ignota, pericolosa e confortante: ora "Miss Brodie le appariva bellissima e fragile, esattamente come la cupa e greve Edimburgo poteva d'improvviso trasformarsi in una città sospesa nell'aria...". Ma quando ciò accade, quando la consapevolezza sopraggiunge e il disordine retrocede, la ragazzina speciale aveva già tradito Miss Brodie e Miss Brodie era già morta. A uno studioso che la intervista a proposito del suo famoso trattato La trasfigurazione del luogo comune, chiedendole quali fossero gli eventi o i personaggi
di quegli anni che l'influenza-
rono di più, se Eliot o Auden,
la guerra di Spagna o il calvi-
nismo, Sandy-Helena rispon-
de: "Ci fu una certa Miss Jean Brodie, negli anni del suo ful-
gore".
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