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Anno edizione: 2019
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"Yan Lianke è uno dei massimi narratori cinesi [...] Con Mo Yan, premio Nobel, e con Yu Hua costituisce il tridente d’attacco di una letteratura che reclama un’attenzione globale" - Marco Del Corona, La Lettura
Due brevi romanzi ambientati "in un’atmosfera tra il mitico e il fiabesco, bestseller in tutto il mondo, raccontano le storie commoventi di una madre vedova che cerca di conquistare un futuro per i propri figli disabili tra i coloratissimi monti Baloo e di un agricoltore che insieme al proprio cane cieco protegge l'unica pannocchia sopravvissuta alla carestia, creando la possibilità di un nuovo futuro. È un libro sulla generosità, sull'amore materno e sulla bellezza delle cime inesplorate, degli animali, delle piante e degli uomini che le abitano.
Immense, disperate, vere. Le regioni contadine della Cina sono, non a caso, i … terreni più battuti da alcuni giganti della letteratura contemporanea di quel Paese. Mo Yan e Dai Sijie, su tutti. O Yan Lianke, di cui è recentemente stata pubblicata da Nottetempo la traduzione italiana di Gli anni, i mesi, i giorni (266 pagine, 18 euro). Due romanzi brevi accomunati da una narrazione che sa regalare al lettore suggestioni intense, struggenti atmosfere. Riuscendo persino a dare corpo, spessore, a fenomeni naturali e sentimenti umani con un semplice, geniale, tocco di colore. Sì, proprio di colore.
«L’anno della siccità senza fine – così s’inizia il racconto che dà titolo al volume – il tempo pareva ridotto in cenere … A volte (il protagonista, un vecchio contadino, ndr) allungava la mano verso il cielo e immediatamente percepiva l’odore nero delle sue unghie bruciacchiate». Ecco un esempio, appena uno, di quanto Yan Lianke sappia rendere leggibile una condizione che è anche stato d’animo nello spazio desolato di un villaggio abbandonato, dove resistono soltanto un anziano e il suo cane cieco. Sono loro gli eroi tragici di Gli anni, i mesi, i giorni, impegnati in una lotta impari con la Natura matrigna. Leopardiana, si potrebbe dire.
Yan Lianke ha scelto un’ambientazione fantastica, i monti Balou, per questa sua opera. Il “Canto celeste” ha come disperata protagonista una madre-coraggio, You Sipo, ossessionata dalla presenza spettrale del marito defunto e soprattutto dalla difficile lotta per la sopravvivenza in un insediamento rurale che proprio a causa della sua prole s’è guadagnato il nomignolo di “Villaggio dei Quattro Scemi”. Anche nel secondo romanzo, come nel primo, l’autore incanta con la sua “prosa poetica” sin dalle righe d’esordio: «La fragranza dell’autunno permeava l’universo… La luce dorata dell’autunno gocciolava dove più le piaceva – sulle gronde, sulla punta dei fili d’erba, sui capelli dei contadini al lavoro nei campi – conferendo a tutto ciò su cui si posava la brillantezza dell’agata, illuminando l’intero villaggio. Illuminando l’intera catena montuosa. Illuminando il mondo intero”.
È merito di Lucia Regola, oltre che della casa editrice Nottetempo, se Gli anni, i mesi, i giorni sono ora in traduzione italiana. Vennero pubblicati in lingua originaria nel (lontano) 1997. La stessa Lucia Regola ha scritto l’introduzione al libro, sottolineando come «la presenza costante della natura attribuisce alle vicende umane una valenza accessoria e al tempo stesso assoluta: solo la terra sopravvive a ogni catastrofe ed è pertanto l’unica cosa che conti veramente … In questa terra sempre trasfigurata per mezzo di metafore ardite, sinestesie e giochi di luce, dove si rincorrono elementi antropomorfi, irrompe poi di colpo il dato oscuro e fantastico che stupisce». E ancora: «Lo stesso autore ha coniato l’espressione mitorealismo per definire la propria tecnica narrativa che, rintracciando nel reale gli aspetti più assurdi e paradossali, si ricollega alla tradizione delle storie miracolose dell’età classica, pur non rinunciando a tratteggiare un quadro vivido e incisivo della Cina di oggi».
Recensione di Gerardo Marrone
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