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Anno edizione: 2024
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Penso sia uno dei più brutti libri che abbia letto in vita mia, ci sono milioni di note, a volte anche lunghissime e scritte con un carattere al limite dell’illeggibile anche per chi non ha problemi di vista, interrompono continuamente la lettura e spesso non approfondiscono, ma allontanano, per non parlare poi delle continue e lunghissime digressioni filosofiche del tutto fuori luogo, anche perché lo stesso autore ammette che il musicista non avesse alcuna inclinazione filosofica, anzi. Il libro in definitiva è molto autoreferenziale, serve solo a mettere in luce l’autore e la sua cultura nozionistica, con sproloqui lunghissimi e del tutto fuori traccia e intenso utilizzo di termini volutamente ricercati, desueti e/o arcaici, che servono solo a far capire al lettore quanto l’autore sia pieno di sé, mentre ben poco si capisce e si conosce del musicista austriaco che spesso rimane nell’ombra. Fin dalle prime pagine dichiara guerra a chi parla di Bruckner solo per aneddoti, ma poi continua a parlare di aneddoti, sia pure per confutarli o per gettar discredito su chi li ha diffusi. Molto rilievo si mette ovunque sul Bruckner bigotto e tutto viene visto sempre sotto quel filtro e nel suo delirio l’autore vede spuntare corali ovunque. Inoltre non si capisce tutta questa smania di sfatare il mito che Bruckner fosse un ometto insipido e schivo senza gran cultura. E allora? Tanti musicisti erano persone orrende, Wagner in primis, donnaiolo, vanitoso, sprezzante, egocentrico e allora? Non porta nulla alla conoscenza del musicista e non toglie nulla alla sua musica. E secondo l’autore sono tutti idioti, tranne lui, nessuno ha capito Bruckner come lui, neanche quelli che lo hanno conosciuto da vivo. E Brahms? Solo un incompetente che non sa scrivere musica. E non si fa cenno a musicisti che hanno seguito lo stile bruckneriano come Franz Schmidt o Richard Wetz, mi sembra una grave lacuna per uno che si ritiene un dio in questo settore. Sono presenti frequenti errori di stampa.
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