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recensione di Mancia, M., L'Indice 1996, n. 8
Per riaffermare l'importanza dell'apporto freudiano nell'elaborazione di metodi divenuti poi fondamentali anche per la conoscenza scientifica, storica e antropologica, l'editore Borla di Roma ha oggi proposto questa enciclopedia a cura di Pierre Kaufmann, allievo dell'Ècole normale supérieure e membro dell'Ècole freudienne de Paris. Quest'ultima, come è noto, è stata fondata da Jacques Lacan a seguito della sua espulsione dalla Società internazionale e successivamente sciolta per sua volontà poco prima della sua morte avvenuta nel 1981. Kaufmann, in quanto allievo di Lacan, ha contribuito a organizzare un'enciclopedia un po' particolare, avendo affidato le voci ad autori in grande prevalenza lacaniani. Qui viene ribadito il valore dell'inconscio come scoperta freudiana, ma un assoluto privilegio viene dato alla teorizzazione lacaniana, proposta come una tra le più importanti trasformazioni teoriche, tecniche e antropologiche che siano avvenute nell'universo psicoanalitico.
Ogni voce presente nell'enciclopedia ripropone il pensiero di Lacan spesso messo a confronto con il pensiero di altri autori a partire da Freud. Non mi è possibile in questa sede recensire le 204 voci che costituiscono questa enciclopedia. Mi limito a commentarne alcune che, presentate sotto forma di saggi, riguardano concetti fondamentali relativi alla teoria e alla prassi psicoanalitica.
Cominciando con "Desiderio", inteso come motore che spinge l'apparato psichico a lavorare, come campo di esistenza del soggetto umano sessuato, come cardine intorno al quale si sviluppa l'intera personalità dell'individuo e ruota la teorizzazione lacaniana. Sappiamo che Freud invoca il desiderio in un contesto che riguarda la funzione del sogno che, a partire dal "Progetto per una psicologia scientifica" del 1895, viene definito come appagamento allucinatorio di un desiderio rimosso nell'infanzia. Il desiderio dell'infanzia è essenzialmente dominato dalla sessualità e questa è la scoperta più straordinaria e dirompente di Freud. Lacan, distinguendo il desiderio dal bisogno e dalla domanda (di amore), considera il primo come un modo per il soggetto di identificarsi con la mancanza, nel senso cioè che è ciò che manca, come è paradigmatico nella sfera della sessualità, a fondare il desiderio umano. La sessualità infatti viene vista come l'unica funzione legata al desiderio che fa sentire l'uomo incompleto e desiderante e che attenta quindi alla sua dimensione narcisistica. La sessualità umana passa attraverso l'Edipo. Questo complesso, che ritroviamo in ogni cultura (con buona pace di quegli antropologi, a cominciare da Malinowski, che hanno creduto di poter dimostrare la sua non esistenza in alcune culture matrilineari), rappresenta il dramma umano per eccellenza che definisce il passaggio dalla natura alla cultura e che costituisce una tappa obbligata dello sviluppo di ogni sessualità.
Lacan sottolinea, nel ridefinire il concetto di Edipo, il ruolo del padre (che la teorizzazione kleiniana aveva messo in disparte per valorizzare quello della madre), il cui nome è il supporto di una funzione simbolica che al sorgere della civiltà identifica la propria persona con la figura della legge. Può essere qui significativo il fatto che il concetto di "nome del padre" nasca in Lacan proprio nel momento in cui egli ha una figlia da Silvia Bataille cui non potrà dare il suo nome. È su questa linea di pensiero che Lacan recupera la nozione di "rimozione originaria" costitutiva dell'inconscio. Alla base egli propone la metafora del Nome-del-Padre, una sostituzione significante: il significante del desiderio della madre è rimosso a favore di un nuovo significante, quello del Nome-del-Padre. "Il nome del padre... è investito così della funzione del padre simbolico, ossia l'Altro precursore della legge fallica che impone al bambino la castrazione simbolica costituendolo come soggetto". L'inconscio viene così per Lacan a strutturarsi come un linguaggio, come somma degli effetti della parola su un soggetto, dove il significante "si rivela sovrapponibile alle rappresentazioni di parola e il significato tende a identificarsi con le rappresentazioni di cosa" di freudiana memoria.
Altre voci di questa enciclopedia, pur partendo da Freud, vanno incontro a un'elaborazione che raggiunge il pensiero di Lacan. Ad esempio, il concetto di "Narcisismo". Per Lacan, il narcisismo è all'origine del rapporto immaginario e libidico dell'uomo con il mondo, cioè con l'Altro. Nella misura in cui il soggetto si vede riflesso nell'Altro e introietta ciò che percepisce nell'Altro, egli può assegnare a se stesso un posto nel mondo. Ne deriva un concetto che avvicina il narcisismo all'"ideale dell'Io", inteso come referente simbolico che comanda il gioco delle relazioni con l'Altro. Come è evidente, la posizione di Lacan in merito al narcisismo è molto lontana da quella della scuola kleiniana che vede nel narcisismo una modalità di relazione dominata da distruttività e da parti della personalità mortifere, incapaci di relazionarsi con l'Altro.
L'apporto freudiano contiene poi interessanti capitoli in cui la psicoanalisi viene associata alla linguistica, alla medicina, alla mitologia, alla musica, alla pittura, alla politica, alla psicologia, alla sociologia, alla scienza delle religioni, alla storia e al teatro. Chiaramente in questi capitoli viene discusso il rapporto tra la psicoanalisi e le altre discipline. Ad esempio, nel capitolo dedicato a psicoanalisi e linguistica, il soggetto psicologico viene messo a confronto con il soggetto linguistico e vengono sottolineate le divergenze che la psicoanalisi lacaniana ha con le teorie del linguaggio.
Chiude l'enciclopedia un'appendice di due autori italiani: Alberto Luchetti e Francesco Napolitano. Qui il grande tema del rapporto tra psicoanalisi (come sapere specifico del profondo) ed enciclopedia (come sapere generale del mondo) viene affrontato partendo da premesse storico-filologiche e seguendone i percorsi fino ai nostri giorni, che hanno visto la psicoanalisi penetrare nelle varie discipline umanistiche, storiche, antropologiche, e porsi come metodo indispensabile per una decodificazione di quanto di "latente" e sottostrutturale è presente in ogni "struttura" culturale o sociale manifesta.
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