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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2012
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Scontro tra due mondi, uno che disperatamente si identifica in una civiltà decaduta, l'altro che ha come obiettivo la sopravvivenza attraverso la distruzione. Il giudizio è tranciante: agli occhi del protagonista i barbari sono solo nemici dediti al caos e alla violenza e la nuova religione responsabile della decadenza di Roma. Il politically correct non alberga in queste pagine e come nei film di John Waine, Maximus non si pone domande, esiste solo Roma e il dovere, da porre in essere fino all'estremo sacrificio. Grande romanzo storico e grande romanzo tout court.
Amara e struggente quest'opera di wallace uscita nel 1970! Descrizioni superbe e ottimi dialoghi! Ho trovato incredibile la battaglia finale contro i Germani! Voto massimo senza dubbio...
Amaro. L'autore racconta,tramite gli occhi di un generale romano, una delle ultime cruciali battaglie che Roma ha voluto ritrosamente combattere. Si perchè oramai il cristianesimo dilaga in tutto l'impero, così come la mollezza religioso-culturale che ne deriva. Il protagonista è amaramente costretto a constatare che molti di quelli che dovrebbero, per lo meno, difendere la propria terra si mutilano pur di non imbracciare le armi. Si cullano nei loro paradigmi religiosi e aspettano di assaporare il furor Teutonicus con cristiana rassegnazione. Saranno accontentati, vandali, alani, marcomanni e quadi non aspettano altro, tanto più che alle spalle hanno un ottimo motivo che li spinge, gli unni, noti per la loro cordialità e socievolezza. Con uno stile limpido e profondamente coinvolgente Wallece ci restituisce tutta l'amarezza di un generale - all'epoca, V secolo dC, i comandanti di legione non si chiamavano più legati ma generali - che lotta sopratutto con un sistema che vuole morire sotto il peso della propria cristianissima cecità. L'esondazione delle popolazioni germaniche - cristiani anch'essi ma fedeli ad Ario - fuori dai loro naturali confini è nota per essere la mannaia che ha giustiziato Roma ma il romanzo mette in luce una verità spesso comunemente trascurata, Roma era molto debole e si reggeva fin troppo spesso sul coraggio dei singoli come Stilicone. Il romanzo ci restituisce la dimensione del dramma di quei giorni e noi siamo profondamente grati per questo. Il libro è del 1970, tornato in ristampa solo ora che il romanzo storico riaffiora come straordinario strumento di memoria. Memoria di un difficile periodo di transizione dall'ordine e tolleranza al cristianesimo. Altro particolare pregevole, tutti i nomi dei personaggi e la toponomastica dei luoghi è in latino.
Recensioni
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