Hiroshima rappresenta uno dei nodi più densi della storia contemporanea: il primo impiego dell’arma nucleare in guerra ha trasformato la città in un simbolo globale della distruzione, ma anche della memoria e della ricostruzione. I saggi che le sono dedicati spaziano dall’analisi del contesto militare del 1945 alle implicazioni morali, politiche e giuridiche della bomba, con particolare attenzione alle strategie di guerra, al dibattito sull’uso della tecnologia bellica e al ruolo degli Stati Uniti nella definizione dell’ordine mondiale postbellico.
Altri filoni si concentrano sulla figura degli hibakusha, i sopravvissuti all’esplosione, e sulle modalità attraverso cui il trauma individuale e collettivo è stato narrato, elaborato e tramandato. Ampio spazio è riservato alla pedagogia della memoria e all’evoluzione urbana della città, che nel dopoguerra si è ridefinita come “città della pace”, trasformando la distruzione in un progetto politico e culturale di lungo periodo.
Il Genbaku Dōmu, rudere simbolico dell’edificio colpito quasi direttamente dalla bomba, e il Parco della Pace sono oggi dispositivi simbolici potenti, che articolano la relazione tra commemorazione, educazione e impegno civile. Hiroshima diventa così uno spazio di riflessione multidisciplinare: un punto d’intersezione tra etica, urbanistica, politica internazionale e memoria storica. In questo senso, Hiroshima non è solo un luogo, ma un caso di studio sul trauma, la resilienza e il futuro del disarmo, capace di mettere in discussione i confini tra vittime e responsabilità, tra ricordo e rimozione, tra potere e testimonianza.