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Anno edizione: 2015
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“È questo amore per lo sport che muove e sorregge l’intero sistema professionistico e universitario dell’ekiden. Senza una tale passione, i giapponesi non sarebbero così forti nelle corse sulla lunga distanza” (p. 125)
Non è un manuale di corsa, né un romanzo autobiografico. Forse un racconto? Il libro di Adharanand Finn, giornalista sportivo britannico e runner di passione, è un viaggio attraverso le esperienze podistiche di chi la corsa non solo la ama, ma la vive e la vuole vivere fino in fondo. Dopo l’esperienza del 2012 con Nati per Correre in cui si è trovato a stretto contatto con i luoghi ed i corridori del Kenya, in questo libro ci catapulta nella realtà giapponese del Ekiden: (dal giapponese Eki, stazione e Den, trasmettere), tradottostaffetta su strada. L’obiettivo resta quello di carpire i segreti dei più grandi corridori, di avvicinarsi con umiltà a qualunque tipologia di tecnica, o di consiglio o di pratica, per rosicchiare secondi preziosi ai propri record personali.
“Devi prendere dei rischi, abbandonare la cautela e correre libero. Chi sa, prima della gara, quale dovrebbe essere la tua andatura media? Magari pensi di saperlo, ma questo significa porsi dei limiti, limiti che a volte ti impediscono di vincere” (p. 73)
L’esperienza giapponese di Adharanand Finn è quasi misitica; da runner, ha fin da subito suscitato curiosità in me il dualismo meditazione-corsa o monaci-runner. Capisco che sia difficile da comprendere, per chi non pratica sport, il perché ad uno sportivo non basti solo “performare” nel propri luoghi, ma abbia bisogno di conoscere altro e di avvicinarsi ad altri mondi. Mi viene in mente un paragone molto forte tra corsa e imparare una nuova lingua: come non basta fare un corso di lingua straniera nella propria nazione per dire di conoscere a pieno quella lingua, ma bisogna vivere per un certo periodo a contatto con persone di quella nazione e immergersi completamente in quella cultura, così vale per la corsa: non basta guardare un filmato o leggere un libro, mettendo in pratica i consigli appresi, per dire di saper correre; bisogna, invece, vivere quel mondo, osservare quei luoghi e lasciarsi andare a nuove sensazioni, che permetteranno di arrivare molto più lontano.
Recensione di Marco Cattaneo
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