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Scorrendo queste pagine, sembra di sentire la sua voce e si ha la sensazione che l'autrice si stia prendendo il tempo per raccontare proprio a te quello che è stato il suo percorso umano e scientifico. Rilegge i suoi incontri e ad appunta le sue riflessioni senza celare il percorso interiore compiuto, non nascondendo i suoi dubbi ed interrogativi. Uno stile narrativo "non violento", che descrive la ricerca di una modalità di stare nell'analisi profondamente rispettosa del paziente, capace di cogliere nelle sue reazioni non soltanto resistenze ed attacchi al terapeuta, ma importanti segnali circa la qualità delle sue interpretazioni e la capacità mentale ad accogliere le sue angoscie: perché "il miglior collega dell'analista è il paziente"
Eccezzionale percorso scientifico di un'autrice mai sazia di conoscenza e pronta a mettere in discussione qualsiasi base teorica in nome di fecondi sviluppi nel campo psicoanalitico. L'ascolto rispettoso andrebbe assunto a regola di vita...
Recensioni
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Andreina Robutti, che ha curato la redazione di questa raccolta, le premette uno scritto competente e affettuoso, che introduce il lettore a un percorso insieme autobiografico e scientifico.
La vita di Luciana Nissim Momigliano è strettamente intrecciata con la storia degli ultimi ottanta anni, dalla deportazione ad Auschwitz , da cui riuscì a salvare non solo la sua vita, ma la sua forza, la capacità di elaborare e lasciarsi alle spalle anche un'esperienza estrema come quella per abbracciare con mente disponibile e appassionata prima la pratica pediatrica, e poi la psicoanalisi. Non la lascerà più, offrendo il contributo di un'esperienza che sapeva tenere insieme la responsabilità nei confronti della sua disciplina e anche dell'istituzione che la rappresenta con la libertà di dubitare, di riconoscere errori e difetti, di guardare le cose da un punto di vista non stereotipato, e di cambiare.
Il percorso scientifico di Nissim viene mostrato attraverso scritti apparsi in varie riviste dal 1974 al 1994, e la suddivisione in sezioni (Dall'ascolto rispettoso all'ascolto sospettoso; L'analista di fronte al cambiamento; Psicoanalisi dal volto umano) mette subito sotto gli occhi l'evoluzione dell'autrice dall'adesione, anche se criticamente consapevole, a una tecnica codificata, al lasciar cadere tutto quel che negli anni si era ingessato attorno alla psicoanalisi .
Fu confortata in questo dalla accurata esegesi del lavoro freudiano che di fatto la portò, nel saggio composto negli anni 1985-87, intitolato: Una stagione a Vienna: ma Freud era freudiano?, a concludere che no, Freud non era freudiano, se per freudiano si intendeva un modo ritualistico e dogmatico di praticare una cosa, come la psicoanalisi, invece così ricca di possibilità trasformative se fondata sull'ascolto, il rispetto, il riconoscimento dell'altro.
Ma fu sempre timorosa di buttar via il bambino con l'acqua sporca: la ricchezza della tecnica psicoanalitica così come si è sviluppata attraverso il lavoro clinico e la riflessione teorica di generazioni di psicoanalisti rimane ben presente, anche se più intensamente negli scritti tecnici che precedono la crisi dell'84 su come si originano le interpretazioni, nell'omaggio a Herbert Rosenfeld, nel riflettere sul bioniano memoria e desiderio. Solo che sempre più la coppia al lavoro nelle stanza analitica viene legittimata e incoraggiata a prendersi il suo spazio e la relazione psicoanalitica nelle sue componenti di aspettative, desideri, comunicazioni più o meno intense, salottiere o telepatiche, si fa sempre più una "Psicoanalisi dal volto umano", come nel 1992 intitolò una lettera a Francesco Corrao.
Nell'ultimo scritto pubblicato, intitolato Pensieri (irriverenti) per un congresso, e letto al congresso di Rimini del 1994, Nissim invita i colleghi a riflettere sulle molte critiche di cui la psicoanalisi è oggetto, perché "se non ne abbiamo troppa paura, le crisi possono rivelarsi benefiche, e riuscire a mobilitare risorse vitali e costruttive" ed è con "queste parole e questo augurio" che prende commiato.
La crisi come occasione trasformativa, l'errore come apertura di uno spazio possibile, rimanda all'altro libro presente in questa pagina, Psicoanalisi e buddismo, di cui non mi risulta Nissim si sia mai occupata direttamente, ma fu curiosa di esperienze meditative di colleghi più giovani che seguiva in supervisione, probabilmente riconoscendo in percorsi molto diversi un'analogia con il suo ricercare rinunciando ai pregiudizi
L'epilogo del libro ritorna alla biografia, in forma di un'intervista narrata da Anna Maria Guadagni, che nel 1997 incontrò Luciana Nissim, prossima alla fine ma non piegata, nel suo salotto milanese, e ripercorsero insieme le tappe della sua vita sveglia, coraggiosa, intelligente, ironica e affettuosa.
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