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Dirigente e parlamentare del Pri, già sottosegretario agli Esteri e nel 1990 ministro dell'Industria promotore della legislazione antitrust, Battaglia consegna in questo libro una riflessione stimolante sullo stato dell'Europa e sulle sue prospettive future. Una riflessione accolta distrattamente in un paese troppo immerso nelle disquisizioni su quel che vuole essere per occuparsi di quel che vuole fare nel rapporto con gli altri.
Ciò che sta a cuore a Battaglia sono le linee direttrici del pensare e dell'agire dell'Europa nel nuovo secolo del mondo globalizzato. L'assunto di fondo è che "sempre (
) lo spessore del dato storico rappresenta una sostanziosa e ineliminabile componente delle grandi questioni politiche". Con il trattato di Maastricht e l'istituzione della moneta unica si è concluso un intero ciclo dell'integrazione europea avviatasi nella fase iniziale della guerra fredda. Di qui discendono il rischio e l'opportunità che incombono sull'Europa: il primo consiste nel ritenere possibile, nei nuovi scenari mondiali, la sua trasformazione in una superpotenza, in una terza forza; la seconda si nutre della presa di coscienza che i referendum olandese e francese del 2005 sono sintomi di processi profondi da assumere in tutta la loro portata. Non esistono le condizioni politiche, economiche e militari per un'Europa superpotenza. Una lettura politica storicamente fondata del presente induce così Battaglia a individuare la via di uscita in una grande alleanza multilaterale con gli Stati Uniti, in un nuovo Occidente che non nasce dal nulla, ma discende dalle relazioni create nel corso del Novecento. Il rinnovato patto euro-americano è frutto di una secolare evoluzione storica e può dare senso politico all'Europa dopo la fine della guerra fredda. In esso si possono ritrovare nuove ragioni di dinamicità, consentendo proprio all'Europa di sprigionare e far contare le sue specificità rintracciabili essenzialmente nel suo soft power, "l'influenza 'morale'" che ne è la principale risorsa politica.
Per Battaglia l'Europa è oggi diversificata in tre grandi aree: i paesi del Nord a direzione socialdemocratica, che hanno visto affermarsi sistemi flessibili e innovativi; le nazioni poste ai confini orientali e sud-occidentali del vecchio continente, alle prese con una forte aspirazione alla crescita e allo sviluppo e, nei paesi ex comunisti, con un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti; il cuore dell'Europa (Germania, Italia e Francia), realtà già immerse nei fascismi e impregnate nel secondo dopoguerra di culture solidaristiche che ne hanno garantito il grande slancio negli anni del miracolo economico europeo, ma oggi irrigidite in società nelle quali sono evidenti elementi castali che ne condizionano fortemente l'evoluzione.
A questa crescente diversificazione europea si aggiunge la lezione del passato. Da quest'ultimo Battaglia trae la proposta di riprendere l'integrazione a partire dal piano economico, così da completare e consolidare la fase apertasi con la creazione della moneta unica e della Banca centrale europea. La possibilità di successo di un simile percorso è però a sua volta fortemente condizionata da una nuova partnership occidentale, anch'essa da ricercare innanzitutto sul piano dell'integrazione dei mercati europeo e nordamericano. In un mondo profondamente mutato, quel che sta a cuore a Battaglia è indicare la via che possa consentire di agire in una dimensione contrassegnata dal multilateralismo, processo da cui consegue l'obbligo, per Europa e Stati Uniti, di abbandonare le incomprensioni del passato prossimo al fine di cogliere gli elementi accomunanti e di affrontare le grandi sfide del presente, a cominciare dalla crescita delle disuguaglianze e delle povertà sul piano globale. "La posta in gioco sostiene Battaglia è un ordine mondiale più pluralistico o più oligarchico, economicamente più equilibrato o più segnato da tensioni, più in grado di eliminare le situazioni di degrado e meno capace di intervenire su esse. In altre parole, più retto da concezioni complesse e multilaterali o più impregnato di unilateralismo e spirito imperiale".
In questo senso, il dolorante presente postbellico in Iraq evidenzia l'esaurirsi della capacità egemonica delle correnti neoconservatrici in America e, specularmente, degli spiriti nazionalistici che si sono celati dietro le politiche dei principali paesi dell'Europa continentale. E mostra come la questione fondamentale sia non il terrorismo, ma il nodo mediorientale. L'incontro della comunità atlantica può avvenire soltanto conservando le caratteristiche di fondo di ciascuna delle parti. All'hard power degli Stati Uniti occorre affiancare il soft power europeo. Che si accettino o meno le analisi, il libro di Battaglia pone dunque nel dibattito pubblico temi di fondamentale rilievo per il nostro presente e il nostro futuro.
Paolo Soddu
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