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Le prime frasi del romanzo
La vigilia della Festa d'Inverno a Catelcervo
Sono al caldo e al sicuro nella tana, con i miei fratelli. Tutti e due sono più forti ed esuberanti di me, nato per ultimo e quindi più piccolo. Ho stentato ad aprire gli occhi e sono sempre stato il meno avventuroso della cucciolata. Più di una volta mio fratello e mia sorella hanno seguito nostra madre fino all’imboccatura della tana, scavata in profondità nell’argine del fiume, ma ogni volta lei li ha ricacciati indietro ringhiando e facendo schioccare le fauci. Ci lascia da soli quando va a caccia. Dovrebbe esserci un lupo a sorvegliarci, un membro più giovane del branco, ma lei è l’unica sopravvissuta, e perciò va a caccia da sola, mentre noi dobbiamo restare nella tana.
Poi arriva un giorno in cui ci abbandona, molto prima di averci svezzati. Esce dalla tana per andare a caccia mentre le prime stelle della sera si affacciano sulla Terra. La sentiamo lanciare un unico guaito. Ed è tutto.
Mio fratello, il più grande di noi, freme di paura e di curiosità. Piagnucola forte per richiamarla nella tana, ma non ottiene risposta. Allora si avvicina quatto quatto all’imboccatura, seguito da mia sorella, ma un istante dopo tornano di corsa per accovacciarsi impauriti accanto a me. Da fuori arrivano strani odori, odori sgradevoli, di sangue e creature sconosciute. Mentre ce ne stiamo lì nascosti a uggiolare, l’odore di sangue aumenta. Allora facciamo l’unica cosa che sappiamo fare: ci rannicchiamo tremanti in fondo alla tana.
Sentiamo dei rumori. Non sono zampe che grattano il terreno. Sembra più un’enorme zanna che morde la terra, che morde e scava, morde e scava. Ci stringiamo gli uni agli altri; mio fratello rizza il pelo. Sentiamo altri suoni e a quel punto capiamo che c’è più di una creatura fuori dalla tana. L’odore di sangue è sempre più forte, mischiato adesso con quello di nostra madre. Il rumore di scavo continua.
Si aggiunge un nuovo odore. Con gli anni imparerò a capire di che cosa si tratta, ma nel sogno non è fumo. È un odore che nessuno di noi conosce, e arriva a ondate che invadono la tana. Ci mettiamo a piangere, perché ci brucia gli occhi e ci risucchia il fiato dai polmoni. L’aria è bollente, asfissiante, e alla fine mio fratello striscia verso l’uscita. Lo sentiamo guaire disperato; ci raggiunge una zaffata di pipì quando la paura gli fa perdere il controllo. Mia sorella si rannicchia dietro di me, si fa piccola piccola, non si muove. A un tratto sento che non respira più. È morta.
Mi stendo ventre a terra, con le zampe sul naso e gli occhi accecati dal fumo. Il rumore di scavo non smette e all’improvviso qualcosa mi afferra. Guaisco e mi dibatto, ma la stretta è tenace e vengo trascinato fuori dalla tana.
Mia madre è una pelliccia e una carcassa sanguinolenta gettata da un lato. Mio fratello se ne sta rannicchiato, tremante di paura, in fondo a una gabbia sul retro di un barroccio. Mi gettano dentro insieme a lui, poi tirano fuori il corpo di mia sorella dalla tana. Sono arrabbiati perché è morta e la prendono a calci, come se la loro rabbia potesse farle sentire dolore anche adesso. Poi, lamentandosi del freddo e del buio imminente, la scuoiano e aggiungono la sua piccola pelliccia a quella di nostra madre. I due uomini salgono sul barroccio e con la frusta incitano il mulo a mettersi in marcia; confabulano sul prezzo che riusciranno a strappare per i due lupacchiotti sul mercato dei combattimenti fra cani. Le pellicce insanguinate di mia madre e di mia sorella mi riempiono il naso con il lezzo della morte.
È solo l’inizio di un tormento che dura una vita. Certi giorni ci danno da mangiare, certi giorni no. Non ci mettono al riparo dal maltempo. Ci riscaldiamo stando rannicchiati l’uno contro l’altro. Mio fratello, ridotto pelle e ossa dai vermi, muore in una fossa dove è stato gettato per aizzare la ferocia dei cani da combattimento. Resto solo. Mi danno frattaglie e scarti di cibo, quando si ricordano di nutrirmi. Mi fanno male le zampe a furia di artigliare la gabbia, ho le unghie spezzate e i muscoli indolenziti. Mi picchiano e mi pungolano con un bastone per farmi scagliare contro quelle sbarre che non posso spezzare. Parlano di vendermi per i combattimenti nelle fosse. Sento le parole, ma non le capisco.