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Anno edizione: 2024
Anno edizione: 2008
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I fatti raccontati dall'Autore in questa appassionata autobiografia risalgono a circa sessant'anni fa, eppure sembrano passati secoli da quando esisteva una società i cui membri erano capaci di provare pulsioni politiche così forti da spingerle a fare scelte di vita ben precise, addirittura fino ad uccidere per le proprie idee. Visto con gli occhi di un quarantenne disilluso che sa di appartenere in una società in cui tutte le scelte sono irrimediabilmente dettate da una logica consumistica, e dove certi ideali sembrano un vago ricordo, questo libro assume il rilievo di una preziosa testimonianza. Un libro che ci racconta un pezzo importante della nostra storia recente. Da leggere
Recensioni
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Luzzatto scrive nella prefazione: "Questo è un libro che parla al lettore di oggi, proprio perché non gli parla immediatamente". Ben detto; ma bisogna aggiungere subito dopo che la lontananza dell'Italia descritta da Salierno non è così siderale come pare credere Luzzatto. E non certo perché il fascismo, o i fascisti, imperversino nella nostra società odierna. Il libro è l'autobiografia di un neofascista adolescente nella Roma dei primi anni cinquanta, ossessionato dal diventare il giustiziere di colui che, secondo la versione ufficiale del Pci, era stato l'esecutore materiale dell'uccisione di Mussolini nell'aprile 1945. Nei discorsi degli ambienti della militanza neofascista romana scopriamo un universo generazionale fatto di frustrazioni e velleità, generosità e ignoranza, rabbia e violenza, con quest'ultima che talora sconfina nella microcriminalità a mero scopo di lucro oppure di gratuito vandalismo. E così i camerati non ci paiono dissimili da certa marginalità operaia che, venti anni dopo il periodo qui narrato, fu la manovalanza militante dei vari gruppuscoli della sinistra extraparlamentare più violenta, poi terroristica. E prefigurano le devianze giovanili di oggi e di domani. Il fatto da notare non è tanto che le divisioni che all'epoca sembravano così nette risultino oggi in parte obsolete, ma che forse già allora, fuori dal palazzo, mascheravano una marginalità e un disagio verso il moderno che Pasolini descrisse e amò. L'autobiografia di Salierno, uscita nel 1976, ci parla, oggi più di ieri, della nostra cultura politica popolare. E ci dice quante ferite essa abbia subito con il fascismo, la guerra civile e la guerra fredda.
Danilo Breschi
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