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Luca Ricci, dopo aver incantato con i suoi racconti, esordisce nel romanzo con un sillabario del sentimento amoroso e delle manie di oggi, un ritratto spietato degli uomini e delle loro passioni.
“Gli autunnali siamo tutti noi: è il desiderio dell’amore a produrre l’amore.” - Valeria Parrella
“Luca Ricci ha evitato ogni obbedienza, generando una storia come non se ne vedevano dal Dramma borghese di Guido Morselli.” - Marcello Fois
Un uomo, al rientro dalle vacanze d’agosto, è prigioniero del suo stanco rapporto matrimoniale. Durante una passeggiata solitaria in un mercatino di Roma, viene attratto da un volume sugli artisti di Montmartre e rimane stregato dall’immagine di Jeanne Hébuterne, la compagna di Amedeo Modigliani. Scocca un particolare colpo di fulmine e Jeanne diventa per lui un’ossessione. Tutto sembra avvenire soltanto nella sua mente, almeno fin quando sua moglie Sandra non invita a cena una cugina, Gemma, che all’uomo appare identica in tutto e per tutto a Jeanne. E l’ossessione inizia a riversarsi nella realtà, fatalmente, mentre l’autunno romano avvolge le cose nella sua luce struggente e diafana. Luca Ricci, dopo aver incantato con i suoi racconti, esordisce nel romanzo con un sillabario del sentimento amoroso e delle manie di oggi, un ritratto spietato degli uomini e delle loro passioni.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questa storia è un lungo delirio. Questa storia parla di un uomo senza nome. Questa storia inizia in un settembre romano, mentre il protagonista osserva la moglie distesa nuda nel letto. E pensa di non desiderarla, di preferire masturbarsi con rabbia nel suo studio o nel bagno di casa. Da quel fatidico settembre, il delirio avanza a chiari passi, avanza con l'amore per un ritratto, per una donna che assomiglia al ritratto stesso, e che è incinta di un altro uomo, con i rapporti violenti e distorti con una prostituta. Un autunno intenso, di declino, sino al più drammatico degli epiloghi. E' un libro che ti prende alla gola, che ti soffoca.E' buio, notte, disperazione, follia, discesa E' un libro di un profondo squallore.
Confesso di averlo iniziato a leggere, senza leggere una trama o qualche recensione, ma semplicemente perché ho visto qualche citazione su qualche bacheca e sono rimasto colpito per due volte. La prima perché nonostante la contemporaneità del testo, si fa riferimento alla compagna di Amedeo Modigliani, Jeanne Hébuterne, sul pittore toscano avevo letto proprio poco prima del famoso lockdown un libro biografico che mi aveva fatto amare tutte le sue sfaccettature che poi lo hanno portato ad essere il grande artista riconoscibile tra mille opere. Un po come al protagonista senza nome di questo romanzo, questa giovane donna riappare che se fosse uscita da quel libro e si fosse impossessata di questo. Nel secondo caso ciò che mi ha colpito è sicuramente il finale, non prevedibile e soprattutto a chiusura perfetta di una stagione, l'autunno, protagonista temporale di queste pagine. Il libro è incentrato sul rapporto tra il protagonista e i personaggi femminili che lo circondano, forse un po troppo stereotipo del maschio italiano che raggiunti i cinquant'anni, per sentirsi giovane deve comprare una macchina nuova oppure trovare la ragazzina/amante che lo faccia sentire compiaciuto e non sicuramente adulatrice solo del suo portafoglio. La figura della moglie risulta molta sbiadita, come una fotografia di una donna che si accontenta delle poche briciole, perché ha preso coscienza di non essere più avvenente e quindi in auge per il marito. Ma solo scomparendo, riuscirà ad apparire dignitosa, perché tutte le volte che la stessa ha un rapporto sessuale con l'eterno Peter Pan, ti verrebbe voglia di entrare nel libro e sbatterla fuori da quel letto, vomitandogli tutta la verità acquisita come lettore di quella storia. Nonostante l'uomo sembra uscire come il classico misogino che deve imporre il suo volere sulle donne e la donna, classica succube, consiglio vivamente questo libro per la linearità del linguaggio e soprattutto per non cadere nell'errore di somigliare all'innominato.
Recensioni
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