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Fino a tempi recenti, il giudizio storico sul Termidoro non costituiva un problema. Nella fine del giacobinismo, gli uni salutavano la rivincita dei valori borghesi, gli altri denunciavano il tradimento dei valori sanculotti. Ma da quando le lenti dell’ideologia sono andate in pezzi, il paesaggio del Ternidoro è apparso in una luce diversa. S’è visto chiaramente come l’autunno della Rivoluzione non contempli la presenza di demoni né di eroi.Che cosa resta di una rivoluzione sfiorita? Restano i rivoluzionari, combattuti tra delirio di onnipotenza e senso di colpa. Restano, se sfuggite alla ghigliottina, le vittime dei rivoluzionari stessi, pronte a riparare carnefici con la stessa moneta. Restano le parole d’ordine degli uni e degli altri: umanità, opinione pubblica, sovranità popolare. Resta la lezione dell’esperienza: le rivoluzioni sono vinte dai più forti, non dai migliori.La scommessa di Sergio Luzzatto consiste nel proporre una critica storica del giacobinismo, senza cadere nella trappola del revisionismo. E senza accontentarsi della nuova vulgata liberale, che biasima tutto quanto è “politico” ed elogia tutto quanto è “civile”.
scheda di Bongiovanni, B., L'Indice 1994, n.10
I primi a riparlarne nel nostro secolo sono stati i menscevichi. Il ripiegamento leniniano della Nep apparve loro come un Termidoro. Un loro nemico acerrimo, Trockij, riprenderà il concetto per denunciare l'involuzione e la degenerazione burocratiche dello stalinismo. Ma qual è il segreto e la seduzione storiografica del 9 Termidoro? È presto detto. La cacciata e poi l'esecuzione di Robespierre simboleggiano, in qualunque modo li si osservi, il passaggio alla fase discendente della Rivoluzione, una svolta involutiva e "storicizzante" addebitabile non a una controrivoluzione esogena (le classi interne spodestate o la reazione politica internazionale), ma al processo endogeno della rivoluzione stessa. Abbiamo ora finalmente, a opera di un giovane studioso italiano, un libro (pubblicato nella collana "Pbe S. Marino") ricchissimo per ricognizioni e riflessioni sulla Convenzione termidoriana, vale a dire sul periodo storico, ambiguo e affascinante, che si situa tra la fase giacobina e il Direttorio. In questa straordinaria stagione, già studiata da Cobb e da Baczko alla luce della difficoltà di arrestare la Rivoluzione, si spezza il legame organico tra borghesia rivoluzionaria e movimento popolare. Nasce però anche la repubblica moderna fondata sull'opinione pubblica. È un'epoca liberale che si conclude con il dirigismo politico. È un'epoca di fedeltà ai princìpi e di azioni squadristiche dei 'muscadins' che corrono a bastonare i giacobini. È un'epoca infine che, dopo le peripezie del dualismo tra esecutivo e sezioni parigine, ha dovuto fare i conti con la precedente implosione democratica.
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