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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2006
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Morozzi e' uno scrittore gradevole che tra l'altro mi piacerebbe conoscere perche' penso sia anche simpatico. Questa specie di bibbia del tifoso mi ha strappato qualche sorriso e qualche fragorosa risata perche' piu' di una situazione ricorda le macchiette fantozziane pero' dopo un po' le situazioni si ripetono e qualche sbadiglio si fa strada tra le pagine.Sconsigliatissimo a chi considera il calcio uno sport di serie c.
La forza del libro sta nella miscela di storie parallele, cioè le partite del Bologna e il vissuto del narrante, con un mia personale preferenza verso le vicissutidini extra-calcistiche del protagonista
Sfido chiunque abbia frequentato lo stadio con assiduità a non ritrovarsi in questo meraviglioso libro di morozzi. Bellissime soprattutto le sensazioni descritte dall'autore mentre il 'suo' bologna retrocede nelle serie minori ed è costretto a confrontarsi con una realtà estranea alla sua gloriosa storia..che dire di più..tifosi di tutte le squadre italiane COMPRATELO!
Recensioni
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Mancava, alla recente eppure già nutritissima produzione narrativa di Gianluca Morozzi (classe 1971, bolognese), un'opera tutta dedicata al mondo del calcio e ai suoi tifosi. Dopo aver visto i suoi deragliati personaggi muoversi nel mondo dei gruppi musicali e dei concerti rock, è ora un piacere ritrovarli a soffrire per il Bologna, in curva, in questa piccola grande epopea del tifoso rossoblu: con il caldo e con il freddo, in casa e fuori, in tutte le categorie cui le alterne vicende destinano la squadra emiliana, un tempo gloriosa. Si tratta di un libro di racconti, scritto in collaborazione con Paolo Alberti, uscito per Fernandel, l'editore di Ravenna di cui Morozzi è diventato, con le sue storie giovaniliste e il suo stile di scrittura, l'autore portabandiera: un ritorno, dopo le recenti pubblicazioni con Guanda (l'editore della consacrazione).
Il libro è tutt'altro che un'indagine sociologica sui tifosi, almeno non lo è nelle intenzioni (e nelle sue precedenti storie giovaniliste, del resto, Morozzi ben si guardava dal voler cogliere lo spirito di una generazione; come troppo spesso si vorrebbe in questi casi): più di ogni altra cosa a Morozzi interessa, e al meglio riesce, raccontare; con il suo stile disinvolto, godibile, irresistibilmente ironico, colorato come un fumetto.
Strano destino, certo non agevole, quello del tifoso di una squadra che negli anni trenta - così si diceva - "tremare il mondo fa", sei scudetti vinti; che negli anni sessanta giocava come si gioca "solo in paradiso" e negli anni ottanta si copre di ridicolo nelle serie minori. È "sfiga anagrafica" - come sostiene il narratore - trovarsi a essere tifoso di quest'ultima, fino a giungere all'ultima stazione di questo tormentato percorso nell'umiliazione: quella domenica a Leffe, in serie C, per assistere alla partita da una curva che era un terrapieno con graziosi alberelli, e perdere vergognosamente. Dura la vita del tifoso (in modo proverbiale, poi, per i tifosi di certe squadre: Torino e Inter, per dirne due che senza dubbio meritano una menzione in questa speciale classifica), ma così è: "Non è un divertimento, è un lavoro, una tortura. Non ci rinuncerei per niente al mondo".
Il libro è un atto d'amore per il Bologna (o Bologna Football Club 1909, come è costretto a ribattezzarsi dopo il fallimento societario nella nerissima estate del 1993), fazioso come ogni atto d'amore spudoratamente sa e vuole essere, ma è anche una grande testimonianza di attaccamento, di strenua passione per il calcio, nonostante tutto: "Appena mi affaccio sul secondo anello, le cose che amo ancora del calcio mi investono tutte insieme. Il campo verde. Gli spalti. I canti. I novanta minuti. Soprattutto i novanta minuti. Mica il marcio, i personaggi orrendi, le trasmissioni dei subumani. I novanta minuti, sì, per i novanta minuti vale sempre la pena di fare dei chilometri, di spendere soldi, di prendere neve pioggia e nebbia e caldo africano. Per la partita, per il Bologna, vale sempre la pena".
Marcello D'Alessandra
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