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I romanzi di Deaver che hanno come protagonisti Amelia e Lincoln sono da sempre il filone che preferisco e con questo mi pare che Deaver stia riacquistando un po' di smalto che ultimamente secondo me aveva perso. I cambi di scena e le soluzioni "spiazzanti" sono quello che preferisco in questo autore, niente è mai come sembra o come ti aspetti, oltre al fatto che avendo letto tutto mi sono appassionata anche alla vicenda personale dei due protagonisti. Come in "profondo blu" anche in questo romanzo il male si nasconde dietro ad "una macchina" e mi domando quanto questa profezia sia tanto lontano dalla nostra quotidianità… A chi non ha mai letto nulla di questo autore consiglio di iniziare da altri libri antecedenti, forse più avvincenti e imprevedibili e che permettano di capire i personaggi sin dall'inizio.
Solito stile di Deaver: crea una trama che " prende per mano" il lettore e lo sprona a leggere fino all’ultima parola, lo stupisce; grazie a capitoli corti, periodi brevi e cambi di punti di vista nella narrazione, che è secca, veloce. Ci riesce anche questa volta, anche se non con la potenza del passato; non riesce più a lasciarci di stucco, ad appassionarci inarrestabilmente... A mio parere "Il bacio da acciaio" è un buon romanzo, ma è anche lontano dall'essere un capolavoro: ho paura che un capolavoro degno del "Il collezionista di ossa" non possa più essere ideato!! La storia è carina, ma non entusiasmante; i colpi di scena ci sono, ma non lasciano a bocca aperta...
Primo ad approfondire in modo acuto,documentato e profetico il pericolo potenziale costituito dagli hacker con il suo indimenticabile "Profondo blu" Deaver traccia un quadro competente e verosimile della facilità di uccidere a distanza crackando sistemi che domotizzano elettrodomestici, regolano incroci semaforici,presiedono all'elettronica ormai dominante nelle auto. Libro affascinante e un filo nevrotizzante per la perfetta tenuta logica della tesi, reso ancora più avvincente dal colpo di scena magistrale del finale e dalla particolarissima figura del killer.Perdono un po di smalto Rhime e Sachs,personaggi su cui l'autore ha ormai speso tutto il dicibile,ormai un po'logori e stereotipati per eccesso di utilizzo.
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