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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2010
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Storia breve ma intensa. Disabilità come risorsa affettiva. Bello! Consigliato.
Romanzo breve, una novella, ma di grande intensità. Ben scritto e, nonostante il tema difficile, mai banale. Consigliato.
Alla ricerca di un libro non voluminoso da leggere, ho scelto tra "I corti di carta" questo piccolo racconto scritto da G.A.Stella. Un racconto doloroso perché la protagonista è Letizia, bimba affetta dalla sindrome di down e che sua mamma Valentina si rifiuta di riconoscere e, affranta dalla disperazione, decide di scomparire dalla vita. Il padre di Letizia è un ubriacone: scompare dalla scena familiare (battesimo di Letizia, comunione di Letizia, funerale della moglie Valentina) perché non si sente pronto ad accettare il peso della figlia "mongolina", ma è pronto a tornare, ed i compagnia di un gigante canguro di peluches, quando apprende che la piccola può essere per lui un buon investimento. Ad occuparsi sin dalle prime ore di vita della piccola, sorridente e gioiosa, sono i nonni: Giusto, ribattezzato Primo in onore del pugile Primo Carnera con il quale competeva in base a stazza e passione per il pugilato, e Nora, paragonabile alla Giulietta felliniana de "La strada". Chiunque conosceva Giusto e Nora li cita "a esempio di come una coppia tanto assortita potesse dare vita a un matrimonio così saldo", tanto saldo da voler crescere, con vitalità e senza rassegnazione, la nipotina "imperfetta" Letizia. Letizia è così di nome e di fatto, a dispetto della sua sindrome del cromosoma in più, che si fa voler bene non solo dai nonni, ma anche dalla signora Gisella che ha sofferto tanto nella sua vita, che ben conosce il valore sia dell'amore che del benessere economico e che, con affetto profondo, lascerà traccia di sé nella vita della piccola Letizia. Il racconto "la bambina,il pugile,il canguro" è una lettura per tutti: per i dottori che non possono arrogarsi il diritto di scegliere per il paziente, anche se nel santo nome del diritto alla vita; per chi si trova a fare i conti con le disabilità dei figli, degli amici, dei pazienti; per chi vuol far luce sul rapporto tra "normalità" e "disabilità"; per chi vuol riflettere e far riflettere sulle parola "rispetto".
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