Furono circa 12 milioni i bambini italiani che, al di sotto dei quattordici anni, furono investiti da una capillare propaganda nel corso della prima guerra mondiale. Un terzo della popolazione, che fu raggiunto dalle lezioni e dai libri scolastici infarciti di educazione guerriera e di sostegno al "fronte interno", da una narrativa per l'infanzia costruita ad hoc, dai giornaletti i cui contenuti bellici ed eroici crebbero con lo svilupparsi del conflitto. In quel quadro di nazionalizzazione e militarizzazione dell'infanzia che il conflitto fece straordinariamente accelerare e che Antonio Gibelli ha giustamente fotografato con la categoria del "popolo bambino", un ruolo significativo fu svolto dal "Corriere dei Piccoli", che dal 1908 fu regolare supplemento del "Corriere della Sera". Loparco ne ricostruisce le vicende, dedicando uno spazio anche al ruolo propagandistico svolto durante la guerra di Libia. Ma è appunto sul primo conflitto mondiale che concentra gran parte della sua attenzione, in uno studio analitico e curato, anche se a volte un po' troppo didascalico e insistente su personaggi, storie ed episodi che forse avrebbero tratto giovamento da una presentazione più asciutta. Tuttavia, ciò non diminuisce il merito di un'analisi che fa soprattutto emergere una galleria di personaggi (Schizzo, Luka Takko, Abetino, Gianni, Tofoletto Panciavuota, Didì, quest'ultima unico personaggio femminile) che restituiscono l'articolazione di una pedagogia patriottica e bellica tutt'altro che monocorde, bensì assai attenta alle dinamiche del mondo infantile. Il "Corriere dei Piccoli" non costruì personaggi e vicende solo in una dimensione parallela e subordinata all'andamento della guerra (atteggiamento che certo non mancò, specie nelle fasi iniziali più o meno caratterizzate dalla speranza di una veloce pace), ma si pose concretamente il problema di come far conoscere gli avvenimenti drammatici dell'epoca, mutando il tradizionale atteggiamento nei confronti dell'infanzia di "non far conoscere per proteggere". Come scrive l'autrice, il "Corriere dei Piccoli" "accompagnò i suoi lettori lungo un difficile percorso d'interpretazione e conoscenza delle vicende belliche allo scopo sì di esaltare il senso di patria e di sacrificio, ma certo anche di portare alla conoscenza degli eventi e a conoscere gli errori che erano all'origine". Va anche detto che lo studio di Loparco è il primo di una collana della casa editrice Nerbini dedicata alla "Storia della stampa periodica per l'infanzia e la gioventù", diretta da Juri Meda. Iniziativa da seguire con attenzione, perché non solo appare in grado di far emergere ricchi giacimenti di fonti per lo storico contemporaneo, ma consente di mettere al centro problemi come quello della socializzazione politica dell'infanzia e della gioventù del Novecento riconosciuti spesso nella loro rilevanza ma non sempre accompagnati da un parallelo sforzo di studio e di discussione scientifica. Bruno Maida
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