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Anno edizione: 1994
Anno edizione: 2014
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Bernhard scrisse per ultima questa parte dell’autobiografia che racconta i suoi primi anni, fino all’entrata nel collegio di Salisburgo. Ed è come se, tornando alle radici di angosce e orrori, egli raggiungesse uno stato di euforia, di leggerezza, di primordiale scoperta, altre volte celato o piegato alla lotta feroce con il mondo circostante.
Qui tutto comincia con un bambino di otto anni che si getta in una sfrenata spedizione in bicicletta. «Sarebbe stato del tutto contrario alla mia natura scendere dalla bicicletta dopo qualche giro; come tutte le imprese che iniziavo, anche questa la spingevo fino all’estremo». In questo bambino che si lancia con la bicicletta fino all’estremo c’è già tutto Bernhard. Ma in una versione più ariosa, di elementare felicità. Aspetto che ritroveremo anche nei ritratti mirabilmente nitidi del nonno, della madre e degli amici d’infanzia. Tutte le torture che il mondo tiene in serbo già si intravedono, si presagiscono o irrompono sulla scena (siamo negli anni del nazismo e della guerra) – ma anche, con grande naturalezza, l’irresistibile meraviglia del bambino davanti a una tazza di cioccolata calda, quando i nonni lo portano con loro nel vasto mondo, a pochi chilometri da casa.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ultima parte della autobiografia di Bernhard, divisa in cinque libri. Questo libro, scritto per ultimo, racconta la sua infanzia fino ai tredici anni. Da un lato ritroviamo l'innocenza e candore tipici di un bambino, un giovanissimo Bernhard che ritrae a parole la madre, l'amato nonno e amici d'infanzia, ma vi sono anche elementi oscuri che già incombono su di lui come certe figure autoritarie e gli anni della guerra mondiale.
Libro che racconta i primi anni di Bernhard fino all'entrata nel collegio di Salisburgo. Quinto e ultimo libro della sua biografia
Letto nell'ordine cronologico che mi sono imposto con le opere di Bernhard, non troviamo qui grandi novità - forse perché abbiamo anche visto il suo teatro e in particolare "Il teatrante" - e quindi troviamo un senso di già letto nella critica feroce dell'ambiente artistico viennese e del teatro viennese. Bernhard non mi delude mai, sempre così corrosivo, dissacrante, spietato nella sua visione del mondo. Lo adoro e no... Non riesco a scrivere una recensione imparziale. Per me é un genio. Consiglio.
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