La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca
- EAN: 9788807812330

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30/01/2012 15:50:17
Le gesta di un uomo comune, un commerciante di bestiame che si trovo' nella situazione di voler fare del bene e lo fece. Un uomo tenace e caparbio, non si arrese davanti a nulla in quella Budapest che mandava al massacro migliaia di ebrei, non aveva tempo di aver paura per se stesso nonostante fosse braccato dai tedeschi perche' italiano, correndo il rischio che fosse smascherata la sua falsa di indentita di Diplomatico Spagnolo in quanto conosciuto in Ungheria, eppure riusci' a salvare moltissime vite con la sua attivita' di impostore cosi' come la chiamava lui. Un ottimo saggio e di facile lettura, fu a ragione definito un eroe.
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27/01/2010 10:16:49
Un libro toccante ed emozionante. Giorgio Perlasca, uomo comune e italiano come tanti a prima vista, nel momento del bisogno e della tragedia si dimostra un Uomo, un giusto, con un coraggio e una determinazione esemplari. Dopodichè, finita l'emergenza, torna ad essere una persona normale. Credo sia una lezione di vita che ognuno dovrebbe fare propria. Il libro è ben scritto, scorrevole ed avvincente. Lo consiglio decisamente.
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07/02/2009 15:39:32
Molto nobile il tema della lotta contro il nazismo,toccante ed emozionante la storia. Lo consiglio.
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27/01/2007 10:56:28
Ho letto e riletto il libro di Deaglio cui va uno speciale ringraziamento per aver fatto conoscere al grande pubblico il nome di un autentico eroe come Giorgio Perlasca.Un pensiero riverente alla Sua memoria e una preghiera per la sua pace. Vanna
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26/01/2007 16:41:32
Questo libro mi è stato consigliato da un mio amico che conosce il mio interesse per la letteratura ungherese degli anni trenta-quaranta.All'inizio di quel periodo,nessuna capitale europea presentava contrasti così tanto numerosi e stridenti come quelli che affioravano da Budapest.Da un lato c'era la piacevolezza della città,i fasti della gastronomia,l'Opera,il culto delle donne;dall'altra,c'era una nazione malata dai traumi,dalla depressione psicologica e dai veleni politici scaturiti con la fine della Prima guerra mondiale.Decisamente il dopoguerra più convulso,tenendo conto dei sussulti turchi e tedeschi,di tutte le nazioni sconfitte.Il potere economico era concentrato a Budapest negli uffici di una trentina tra industriali e finanzieri ebrei,la cui influenza non appoggiava sul vuoto.Infatti il 40%dell'elettorato,il 50%dei giornalisti e degli avvocati,il 60%dei medici e buona parte del mondo dello spettacolo,erano di origine ebraica.Tutto un versante della politica e della cultura -il versante nazionalista- tendeva perciò a distinguere la capitale dal resto del paese,chiamandola Giudapest.Una sorta di scisma che avrebbe contribuito ad infiammare gli umori antisemiti ed a saldare i legami di Horthy con la Germania nazista.Deaglio spiega esaurientemente,attraverso la storia di Giorgio Perlasca,tutta questa tensione e tutte le brutalità che ne sono conseguite nella indifferenza degli ungheresi (e di gran parte del mondo)."Per gli italiani essere a Budapest era un po' come essere a casa" dice Perlasca.E' questo il motivo che in nessuna libreria delle case borghesi italiane potevano mancare i libri di Ferenc Kormendi,Sandor Marai e Lajos Zilahy,perchè descrivevano perfettamente le angosce di una gioventù senza speranze alla viglia della 'finis Europae.Adesso sono tutti nell'oblio,eccetto Marai,forse per lo sfondo della retorica fascista che traspare in essi,oppure perchè qualcuno ricorda che la piazza più elegante di Budapest era intitolata a Mussolini e che Galeazzo Ciano non si perdeva una 'prima'dell'Arizona
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15/01/2007 18:53:42
indescrivibile!!!!!!!!
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17/03/2006 21:56:00
non mi è molto piaciuto.. ho trovato molto noiosa la parte iniziale.. però mi è interessato.. mi ha fatto pensare alle opere di quest'uomo.. comunque avrei organizzato il libro diversamente..
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24/05/2005 10:03:22
Il classico libro da far leggere istituzionalmente nelle scuole: importante e significativo, ma scorrevole e alla portata di tutti, escluso magari qualche revisionista a oltranza. Certo che un esempio come Perlasca, in una società che, in tutti i modi più subdoli, cerca di affermare modelli come "l'uomo forte" e legittimare in tal modo tutti i tipi di leccapiedi e opportunisti, è molto, molto, molto difficile da seguire. Uno che si comportasse come lui, oggi come oggi, rischierebbe, tra le tante possibili conseguenze, innanzitutto l'emarginazione e l'isolamento. Ragione di più per proporlo ai ragazzi, specie da parte dei genitori (quelli responsabili, almeno).
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24/02/2005 14:52:49
Emozionante.
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22/03/2002 19:40:08
Mi meraviglio di come un personaggio del genere possa essere stato nell'ombra per così tanti anni. Un libretto che tutti dovrebbero leggere.
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28/11/2000 12:57:02
Il testo di Deaglio, scritto assai bene perchè agile e di piacevole lettura senza essere affatto romanzato, ha una pluralità di pregi, dei quali è naturalmente in parte debitore alla straordinaria vicenda che racconta ed allo spessore morale del protagonista: dal punto di vista storico ricostruisce l'impegno di un italiano (per di più sinceramente fascista) che - come altri, ma non tanti come ci piacerebbe pensare - ha concretamente agito per aiutare e salvare un gran numero di ebrei (nel caso di specie, ungheresi); si tratta di una vicenda stranamente poco conosciuta proprio in Italia, dove spesso ci si compiace di minimizzare l'antisemitismo degli anni '30 e '40, ma - non a caso - si esita ad indicare con precisione cosa è riuscito a fare chi, come Perlasca, ha messo la propria vita e la propria intelligenza al servizio della difesa degli ebrei, non limitandosi alla contemplazione dei propri pacifici sentimenti, per poi lasciare che la Storia li offendesse impunemente. Questa considerazione ci sposta sull'altro pregio del libro, che è quello di un semplice ma fondamentale insegnamento: è nel momento in cui la scelta morale ha senso che bisogna compierla, accettandone i rischi. Perlasca, lo racconta lui stesso in un breve dialogo con Deaglio risalente a poco prima della sua morte e riportato nel libro, non nutriva particolari sentimenti a favore degli ebrei nè era mai stato una persona che ponesse i principi al di sopra della vita: era nella vita, che solo così rimaneva la sua vita, che non intendeva avallare l'orribile strage, ed era nella vita che ha creato lo spazio per operare con semplicità (ma con grandissimo coraggio) contro lo sterminio, sfruttando alcune circostanze favorevoli (i pregressi rapporti commerciali con la Spagna, ad es., e la sua conoscenza dello spagnolo assieme alla fuga dell'ambasciatore iberico da Budapest) e una personale capacità di iniziativa che verosimilmente ne avrebbero fatto un uomo capace e determinato in qualunque campo. Qui è Rodi è qui devi saltare! venne detto all'atleta che
