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Anno edizione: 2016
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Sicuramente un libro che parla modernamente dell'antichità. Su tutte 'idea che i testi letterari antichi siano profondamente influenzati dai pregiudizi degli autori, fa sì che tutta una serie di affermazioni presenti nei testi divulgativi siano da considerare con criticità e in questa ottica anche le “migrazioni” dalla Scandinavia dei popoli germanici non siano poi mai effettivamente avvenute. Anche le mancate certezze storiche dovute alla incoerenza di alcune testimonianze archeologiche rispetto alle fonti scritte, (nonostante la frequente difficile interpretabilità delle prime) é un fattore importante per comprendere le comprensione del periodo. L'approccio linguistico anglosassone é sempre poi ammirabile: descrizioni concrete, termini poco accademici. La cultura storiografica italiana ha molto da imparare.
Notevole opera, quella di James, in cui si trovano riassunte le ultime correnti in voga nella storiografia della tarda antichità: una comprensione delle fonti scritte che vada al di là del senso allora definito dall'autore, mai come in questo periodo storico ingannevole e pregiudiziale nei confronti della verità, una notevole preparazione archeologica sulla cui base confermare o, spesso, ribaltare le fonti scritte, e una conoscenza dell'antropologia storica che permetta nuovi punti di vista sul rapporto quanto mai abusato tra "romano" e "barbaro", consentendo di trovare una via d'uscita allo sterile dibattito tra le teorie sulla "fine dei tempi" e lo "scontro di civiltà" che per decenni hanno avuto come campo di battaglia ideale il turbolento periodo che va dal III al VI secolo della nostra era. Proprio i caratteri sopra elencati ne fanno un terreno fertilissimo per l'odierna storiografia, dove l'interpretazione di una sola frase di Ammiano Marcellino o dei resti di un villaggio sassone sono soggetti a infinite ipotesi sulle quali la più probabile risulta vincente dopo attenti e minuziosi confronti con tutto il materiale storico disponibile. Due episodi mi impediscono di dare il massimo del punteggio a questo libro: la mancanza di alcun cenno al secondo sacco di Roma dell'età cristiana, perpetrato dai Vandali di Genserico nel 455 d.C., e la confusione, presumo dovuta al traduttore, tra il San Colombano che si spostò in Francia, Svizzera e infine Italia, dove fondò il monastero di Bobbio, e San Columba, "Colum Cille", il nobile santo irlandese che fece dell'isola di Iona in Scozia il suo rifugio e in questo libro velocemente ritratto.
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