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A chi conosce il pennello di Del Giudice (le sue pittate quotidiane sono sul web), oltre che la sua penna, certi personaggi della Barchetta sembrerà proprio di vederli a colori: la fachira, il travet Aiace Armitrano, il killer Paco... La barchetta va leggera e veloce sulle onde, e noi lettori attraversiamo con lei cinquant'anni di storia italiana, ma non mancano gli sguardi nella profondità del mare dell'animo umano e i suoi misteri: la tentazione, la creatività, la passione, la morte. Bellissimo.
Sono stato riluttante a leggere questa raccolta di racconti, nonostante l’entusiastica segnalazione di mia moglie, questo perché ai racconti preferisco di gran lunga la lettura di romanzi e di saggi storici (un’idiosincrasia un po’ superficiale, lo ammetto). Ma ieri, finalmente, ho letto Una barchetta di carta e devo dire che ne sono rimasto piacevolmente colpito.C’è, in questo libro, una grande varietà di temi,di forme di scrittura e di registri; per esempio, si va dalla “soavità” del primo racconto, all’estrema “terribilità dell’ultimo, così che ill lettore può scegliersi il racconto che più lo affascina e lo coinvolge. Nella mia graduatoria virtuale, che non è stata facile perché i racconti sono tutti belli, ho messo al primo posto quello intitolato: Lo scrittore e la realtà, che, peraltro, è lungo e ha la struttura di un piccolo romanzo. Qui Del Giudice affronta il tema del rapporto dello scrittore con la realtà . Se uno scrittore vuole attingere dalla raltà ed esserne l’interprete, o è in grado per capacità e forza morale di andare fino in fondo, fino alle verità, oppure la realtà stessa lo distrugge, lo annulla come scrittore. Il tema è attualissimo, specialmente dopo lo spartiacque di Gomorra e Del Giudice percorre la problematica con la consueta fluidità linguistica, con le sue spiccate attitudini di cantastorie e con assoluta indipendenza dalle mode letterarie.
Quando questo libro arrivò in redazione fu una giornata bellissima: Attilio Del Giudice era tornato! Non abbiamo mai nascosto la nostra passione per questo autore e ritrovarlo pubblicato da Gaffi Editore è stato un piacere, anche sotto l’aspetto estetico: il volumetto è stampato in un comodo formato tascabile e la copertina ha un riquadro ritagliato che in parte mostra, e in parte nasconde, l’immagine intera presente in terza pagina, che accompagnerà il lettore nella scoperta di questa raccolta di racconti. Difatti è proprio attraverso questa finestra ritagliata che entriamo nel vivo dei contenuti, per “navigare” tra numerose storie catalogate per decenni, dagli anni ’50 fino ai nostri giorni. Stavolta, quindi, non ci troviamo di fronte ai personaggi seriali conosciuti negli ottimi noir precedenti. No, Attilio ci fa conoscere nuove trame tracciandole con la sua penna raffinata e il suo stile inconfondibile. I racconti sono brevi e intinti di humour nero, cinismo, magia e realtà. Troviamo personaggi fantastici a cui ci si affeziona, di cui si “divora” la vita seguendo le loro vicende fino alla conclusione, che spesso lascia un sorriso amaro. Degno di una particolare menzione è il testo degli anni ’90 “Lo scrittore e la realtà”: ci sono tutti i presupposti per farlo diventare una storia indipendente, un libro a sé… e se Attilio non lo ha già pensato, glielo suggeriamo noi! "Una barchetta di carta" è un'altra conferma delle capacità di Del Giudice, è una chicca da avere in biblioteca e regala istanti di pura neo-letteratura e pennellate di avanguardismo, perché Attilio non ha mai temuto di essere un autore fuori dagli schemi ingessati di molti pubblicazioni contemporanee. E per leggere questo genere di libri un ringraziamento va fatto anche alla casa editrice che, in tempi difficili e in un paese dove non si legge mai abbastanza, scommette e investe sul talento dei suoi autori. Gaffi e Del Giudice: un’accoppiata che non dimenticheremo. Da leggere.
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