Il nuovo libro di Ylenia Fiorenza, la giovane filosofa, originaria della Calabria, del paese che diede i natali al grande pensatore rivoluzionario dell'epoca rinascimentale, fra Tommaso Campanella. La prefazione densa di insegnamento e passione evangelica è di mons. Gian Carlo Bregantini, pastore "riferimento" di una missione d'esempio nella valle oscura dei tempi odierni. Il libro porta poi una dedica tutta speciale, che lascia un sentimento di commozione, di richiamo teologale per il periodo storico corrente in cui sta camminando la Sposa di Cristo, la Chiesa. La filosofa Fiorenza ha, infatti, consacrato, più che rivolto, questa sua quarta opera al Papa emerito, Benedetto XVI, e al Papa regnante, Francesco. E certamente è un'opera che lascerà il segno, perché farà del bene a quanti vivono il conflitto della precarietà nelle sue molteplici e tutte dolorose forme con cui si diffonde specie nelle nuove generazioni. Il futuro è possibile. E' questo il libro da portare nelle piazze affollate dai giovani di tutto il mondo in occasione della Giornata mondiale della gioventù, che vedrà protagonista quest'anno proprio Cracovia, la Polonia, ossia la patria dell'ideatore della Gmg, San Giovanni Paolo II. Il libroi ndica chiaramente la fenditura esistenziale e lo squarcio altamente teologico del grido umano della precarietà e della sua globalizzazione a suicidio lento. L'opera è tutta annodata all'esperienza diretta di questo ormai storico e collettivo deserto e alla fede, che permette all'autrice Fiorenza di raccontarlo con accento tanto realistico quanto mistico. Una visione attorno alla problematica sociale, culturale, politica ed esistenziale più drammatica e più urgente, la Precarietà, che in queste pagine si fa, però, subito movimento, porta di sapienza spalancata su una luce nuova, che porta i segni della povertà evangelica, della riflessione critico-costruttiva, dimensione filosofica e ascetica, interrogativo di fede. Fiorenza non si limita ad analizzare o a descrivere la Precarietà. La dirige verso una meta, che poi si rivela essere la fonte d'origine: il Regno di Dio. Dal suo componimento, la pensatrice appare, infatti, come rannicchiata accanto a Cristo, che riposa placido sulla barca, mentre essa, invece, in mezzo alla notte sempre più buia, viene sbattuta dai venti e spinta ad affondare nell'abisso del non-ritorno. La scrittrice si fida di Lui. Di quell'agire silenzioso. Senza clamori. Senza rumore. Senza affanno. Non scuote il Cristo dormiente come fecero i discepoli, in preda alla paura, per i flutti sempre più violenti contro il legno lacero della barca, che in fondo rappresenta le tensioni interiori di questo mondo in preda allo smarrimento. Le pagine testimoniano che il precario vale per quello che spera mentre soffre ingiustamente. Ed è qui che per Ylenia Fiorenza la Precarietà trova il suo posto tra le Beatitudini. Siede al banchetto escatologico. In un contatto diretto con l'asse portante di tutta l'opera: "L'amore di Dio è l'unica terra dove nessuno è straniero". Il mondo presentato da Ylenia Fiorenza non è un palcoscenico, ma un altare, su cui le beatitudini assimilano le componenti essenziali della fragilità umana per trasfigurarla in esperienza viva di Dio. E su questo altare la Precarietà trova riscatto, liberazione.
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