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non metto in dubbio la qualità della scrittura, che sia un bravo autore....ma la storia non mi ha preso più di tanto, mi aspettavo di più...
Libro del '22 , quando l'autore aveva appena 26 anni. Una giovane coppia dell'America 'da bere' , disimpegnata gaudente e annoiata : "pareva che nulla diventasse rancido in fretta quanto il piacere". Tema centrale, quindi, la dissipazione, che è innanzitutto dissipazione di se stessi. Il testo è di gradevole lettura, con una buona analisi relazionale. Ha la freschezza, ma anche i limiti, delle opere giovanili, in cui il talento dello scrittore è già chiaramente percepibile, però non del tutto realizzato. Ed è ancora lontana la meravigliosa scrittura che troveremo nel romanzo "Il grande Gatsby".
Il secondo romanzo di F. Scott Fitzgerald è una parabola della disillusione e del disincanto legati alla giovane età, al breve regno delle apparenze e dell'edonismo, al rifiuto kierkegaardiano dell'impegno. Rispetto al «Grande Gatsby» e ad altre opere della piena maturità dell'autore, la trama risente della presenza (inevitabile, dato il tema, ma che tuttavia frena il motore diegetico) del rapporto intergenerazionale: Anthony e Gloria vorrebbero essere degli outsider totali rispetto all'ordinamento borghese della società, ma non riescono a sottrarsi al confronto continuo con questa, al suo onnipresente giudizio. Non siamo ancora a quel punto di accettazione della vanità del tutto che condurrà altri personaggi fitzgeraldiani verso la logica del «viviamo finché sarà possibile e poi basta»; l'oltranza li porta a proseguire lungo una parabola discendente che condurrà lui alla follia e lei all'irrilevanza. Finiranno così per incarnare in modo tragico il monito del narratore: «nessuno può sognare senza che i sogni diventino incubi fantastici di indecisione e rimpianto» (p. 230). In queste pagine il rimpianto e l'assenza assumono le forme dell'incubo, in seguito diventeranno elegia.
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