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Anno edizione: 2000
Anno edizione: 2014
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Veramente consigliato
Libro sicuramente troppo sopravvalutato, inizia come i più classici romanzi d'avventura, ma pian piano le continue peregrinazioni dell'autore tendono sempre a girare negli stessi luoghi, stancando così il povero lettore. Nel sottotitolo di copertina poi, si accenna al mistero del Re del Mondo, argomento che viene affrontato in maniera blanda solo nelle ultime 10 pagine. Malgrado tutto, di quest'opera rimane una concreta testimonianza della storia della Mongolia e delle atrocità scaturite dalle lotte antibolsceviche.
Ossendowski è oggi purtroppo conosciuto ai più solo per i riferimenti che ci ha lasciato nella parte finale del suo “Bestie, uomini e dei” al misterioso regno sotterraneo di Agartha e al Re del Mondo, che tanto affascinano gli appassionati di occultismo e simbologia. In realtà meriterebbero di essere riscoperti sia questo libro nella sua interezza sia, più in generale, l’opera variegata di questo affascinante scrittore. Scorrendo la sua bibliografia, si osserva che i diari di viaggio, i libri politici, di narrativa e i pamphlet riflettono in ugual modo le sue conoscenze ed esperienze, spesso avventurose, che ne fecero un profondo conoscitore della Russia asiatica nel periodo che va dallo sgretolamento dell’impero zarista all’affermarsi dell’Unione Sovietica. “Bestie, uomini e dei” è in questo senso paradigmatico. Ambientato nel 1920 in piena guerra civile russa, opera difficilmente classificabile (al tempo stesso libro di memorie, romanzo di avventure, resoconto storico e di viaggio), ripropone le peripezie di Ossendowski attraverso le distese siberiane e la steppa mongola, braccato dalle armate comunista e in fuga verso la salvezza. Come in altri suoi scritti, l’autore ci lascia un quadro apocalittico del mondo russo, a cui la rivoluzione del 1917 sembra solo aver dato l’ultimo colpo. In un ambiente naturale affascinante e misterioso si muovono gli esseri umani, animati per lo più dai propri egoismi e istinti violenti e bestiali. Ma accanto alle “Bestie”, appunto, si incontrano “Uomini”, mossi da ideali edificanti e con orizzonti elevati, siano essi politici, culturali o anche religiosi, capaci di risvegliare il Sacro che scorre nelle vene dell’Oriente tenebroso e anche di trasformare gli illuminati in “Dei”. In questo contesto si inseriscono le sezioni del libro in cui Ossendowski rievoca la figura del “Barone pazzo” Roman von Ungern, signore della guerra delle Armate bianche e la rievocazione di antichi riti e miti orientali tra cui il Re del Mondo.
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