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Anno edizione: 2003
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Chi era e come era visto l'usuraio nel XIII secolo? Cosa fece la chiesa per ostacolare questa attività? Quali erano le differenze tra i cristiani e gli ebrei che la praticavano? Sono questi i punti che indaga questo libricino.
A partire dal XIII secolo, inizia a delinearsi un compromesso tra le esigenze della religione e le spinte dell'economia. Mentre durante l'altomedioevo, siamo ancora nell'ambito di una società non ancora del tutto cristianizzata, dove la chiesa chiede all' usuraio di scegliere tra la borsa e la vita; tra l'XI e il XII secolo, si verifica una rivoluzione socio-culturale che pone al centro la questione della colpa. La chiesa, nel tentativo di cristianizzare la società, utilizza il bastone e la carota, da un lato, istituzionalizzando la figura del diavolo, enfatizza l'importanza dell'intenzionalità nel peccato, per cui la penitenza non si può più limitare a punire la colpa, ma è necessario che il peccatore venga sottoposto ad un esame di coscienza. Dall'altro, attraverso il purgatorio, offre, invece, un' alternativa al dualismo semplicistico altomedievale, paradiso-inferno. Tutto ciò, riferito all'usura, complica le cose, poiché, essendo un peccato mortale, chiunque la commetteva, in teoria, era destinato all'inferno. Ma, mentre l'usuraio ebreo che era costretto a svolgere questa professione dalla società cristiana, che gli precludeva l'accesso alle altre attività lavorative, sebbene non commettesse peccato alcuno, né nei confronti della legge ebraica, né verso quella cristiana, subì l'antisemitismo, l'usuraio cristiano, invece, grazie alle donazioni fatte alla chiesa, poté godersi la borsa sulla terra, assicurandosi la vita eterna nell'aldilà. Quello che Le Goff cerca di dimostrare, è come un ostacolo di natura ideologica possa procrastinare l'evoluzione di un sistema economico. Gli usurai cristiani, vivendo in una società cristiana, inizialmente «vengono trattenuti sulla soglia del capitalismo dalla paura dell'inferno». L'istituzionalizzazione del purgatorio, dando loro la speranza di sfuggire all'inferno, è stato, quindi, uno dei tanti modi con cui il cristianesimo ha «strizzato l'occhio» all'usura, permettendo alla società di avanzare in direzione del capitalismo.
Questo breve saggio e' apparso in Fancia nel 1986 ed e' stato tradotto da noi l'anno successivo. In esso il grande ricercatore francese, storico della societa' e della cultura del medioevo europeo, esamina la figura dell'usuraio agli inizi del capitalismo e la difficolta' di conciliare e far convivere all'interno della pervasiva pratica religiosa del tempo, la attivita' del mercante e del protocapitalista. Lo snodo dell'opera - ricchissima di citazioni e di riferimenti all'attivita' economica dell'epoca - vede il passaggio dall'usuraio al banchiere. Una breve ma ricca e utile bibliografia completa il volume. Da leggere, come tutte le opere dell''Autore. E come quelle di Bloch, Braudel, Aries, Duby, Chenu, Pirenne. Per limitarci ai medievisti di lingua francese.
Recensioni
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