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Anno edizione: 2012
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Titolo: Una breve storia d'InghilterraAutore: Gilbert Keith Chesterton - a cura di Paolo AllegrezzaEditore: RubbettinoData: 2003Saggi, bross. edit. ill. - trad. di Paolo Allegrezza, OTTIME CONDIZIONI
Una breve storia d'Inghilterra propone un Chesterton inedito per il lettore italiano. Un libro scritto nel pieno della Prima guerra mondiale nel quale l'autore racconta la formazione della nazione inglese. Non un testo per specialisti ma l'intervento di uno dei più importanti intellettuali inglesi del tempo che sente il bisogno di scrivere per illuminare il lato nascosto, dimenticato della storia del suo Paese. Due i bersagli polemici scelti: il primo si connette alla falsa origine anglosassone del popolo inglese sovrapposta dagli storici dell'800, con un'abile operazione culturale, al passato romano e cristiano, il secondo concerne il controverso ruolo assunto dall'aristocrazia nel '700; se per un verso fu la protagonista della definitiva affermazione del parlamento e della costruzione dell'impero, per un altro legò sempre più le sorti del Paese alla Germania contribuendo al definitivo distacco dell'Inghilterra dalle sue origini cristiane. L'altro passaggio cruciale è identificato nel Medio Evo che rappresenta per Chesterton il periodo negletto, rimosso della storia inglese, tutt'altro che una parentesi oscura ma la felice stagione della fioritura dei monasteri, delle gilda, delle libertà locali; una straordinaria civiltà cui l'avvento del capitalismo pose bruscamente fine; un Medio Evo considerato non come una mitica era di spiritualismo e religiosità, ma colto nelle sue realizzazioni materiali, nei suoi delicati equilibri sociali e istituzionali, nella prevalenza dello spirito di comunità e solidarietà. A tutto ciò si contrappone la storia dei vincitori, di cui è un'immagine l'universo disumanizzante del diciannovesimo secolo, allorché l'adozione anche in Inghilterra del modello sociale bismarkiano non fa che confermare la deriva individualista ed il ruolo dominante delle èlites. Un testo nato da un'esigenza morale prima che storica che, tuttavia, rimane molto chestertoniano per la leggerezza, il gusto per il paradosso, lo stile brillante, la visionarietà.
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