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Epitaffio per George Dillon è, almeno formalmente, la piú calma , la piú borghese e tradizionale commedia di Osborne: «Sembra di vivere – dice il protagonista – in una di quelle obbrobriose commediole per famiglia, destinate ai teatri di provincia». Questo non soltanto per l’ambiente descritto, per l’accuratezza con cui tale ambiente è descritto e quindi per il posto che esso viene ad occupare, e non soltanto per il tipo di conclusione scelta (è lecito tuttavia domandarsi se qui, come ad esempio in Candida di Shaw, proprio la vittoria del «buon senso,. non costituisca l’elemento esplosivo); ma anche per la stessa struttura dell’opera. È stato rilevato che le commedie dello scrittore inglese sono dominate da un personaggio centrale unico con tendenze monologanti, in quanto egli trova solo in se stesso il suo vero, piú agguerrito antagonista. Alla regola fa eccezione Epitaffio : in questa commedia, come ha notato John Russel Taylor nel suo Anger and later , George ha di fronte a sé Ruth, un personaggio perfettamente in grado di tenergli testa, per modo che, almeno in parte, il conflitto può articolarsi sulla scena attraverso una serie di veri e propri scontri, o quanto meno di scene cruciali, secondo una formula drammatica classica. È possibile attribuire tale impostazione dell’opera all’influenza della consuetudine sull’ancora giovanissimo autore, o a quella di Anthony Creighton, che firma con Osborne l’opera. Tuttavia la cosa forse piú importante è osservare che Ruth, pur nella sua estrema precisione e completezza di personaggio, nella sua complessità di figura femminile calvinisticamente sensuale e intellettualmente irrequieta, costituisce in fondo una sorta di parziale ricalco, se non proprio di negativo, di George e certamente la trasposizione di alcuni suoi aspetti: soprattutto del rigore protestatario, che in lei assume il carattere di una lucida, severa e ormai un po’ stanca, anche se indoma milizia domestica, mentre in lui si colora piuttosto di estro e istrionismo, con la capacità, al di là di un certo cinismo e di una certa ipocrisia difensiva, di cedimenti nei quali si mescolano debolezza e gusto per l’avventura. Cosí, nonostante la dualità dei personaggi, il conflitto si ricompone nell’unità tipica di Osborne.
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