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Anno edizione: 2020
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C'erano una volta i bucanieri, poi arrivarono loro, i pirati. L'autore ci immerge in questo mondo di "canaglie", dove non ci sono buoni o cattivi ma solo uomini in carne e ossa, tra il fumo delle cannonate, i pontili viscidi di sangue e di rum, corpi che dondolano sulle forche e imprecazioni fragorose. Il libro non vuole essere un compendio sul fenomeno della pirateria (esistono altri testi più completi al riguardo), ma piuttosto un'antropologia di uno specifico tipo di pirata, quello che infestava il Mar delle Antille e i Caraibi tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo. Poco più di duemila pirati in quegli anni quasi mandarono in rovina il commercio di schiavi tra le due sponde dell'Atlantico, fino a quando il gabinetto Walpole non decise di schiacciarli, inviando gli squadroni della Royal Navy a perlustrare le rotte mercantili e impiccando centinaia di questi "scorridori del mare" sui patiboli eretti in tutta fretta all'ingresso dei porti. In pagine ricche di spunti, l'autore dimostra come i primi pirati iniziarono la loro carriera come corsari al soldo delle principali monarchie europee, al tempo della Guerra di Successione spagnola, per poi proseguire in tale redditizia attività anche quando i cannoni tacquero, affiliandosi sotto il vessillo del teschio ghignante - il Jolly Roger - e "dichiarando guerra al mondo intero". A spingerli a questa scelta estrema era una concezione alternativa dell'ordine sociale, il netto rifiuto delle gerarchie e un ideale egalitario e nichilistico, ben riassunto dal motto "vita felice e corta". Sui vascelli mercantili e militari settecenteschi vigeva infatti una disciplina disumana, fatta di frustate, bastonature, privazioni d'ogni sorta e classismo; al contrario, la vita da pirata offriva a molti disperati maggiore libertà ed equità, ufficiali elettivi, un vitto migliore e denaro facile. Non mancano i riferimenti a personaggi leggendari come Barbanera, Bartholomew Roberts, Ned Low e tanti altri.
È ricco di aneddoti e descrizioni originali dell'epoca davvero molto interessanti.
Molto illuminante. La storia della pirateria non è quella che è stata tramandata dalla leggenda e dagli stereotipi. La pirateria nasce come rivolta contro i soprusi di un epoca che iniziava già a considerare l'uomo come semplice forza lavoro e nulla più. Furono i 'legni' militari e ancor più quelli mercantili a costituire la fucina in cui si sarebbero forgiati quegli uomini che avrebbero dato una mano all'Inghilterra a costruire la sua talassocrazia. Il libro è ben fatto. Si capisce che è scritto da uno che la pirateria la conosce molto bene, ma che sa anche inquadrarla nella giusta prospettiva storica e sociale, mettendo in gran risalto le motivazioni che hanno spinto semplici uomini di mare ad 'entrare nella lista'. Unica pecca: non si capisce dove siano le note.
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