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Anno edizione: 1993
Anno edizione: 2023
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Riuscire a guardare negli occhi la propria coscienza che "urla dolore e sofferenza". Avere il coraggio di "guardare in profondità" la propria solitudine, il proprio male di vivere, le "proprie delusioni" con grande lucidità e sottile raziocinio e ironia (involontariamente, o forse no, ho adoperato i verbi all'infinito, come spesso fa Montale). È una scrittura che vede materializzarsi quella "divina indifferenza", si' cara a Montale, nei confronti del Mondo, spesso avvertito come altro da sé: forse l'unico modo per prendere, con dignità, la giusta distanza dalla vacuita' e dalla mediocrita' che nel Mondo traboccano. Avere la capacità di intraprendere "quella Odissea" a bordo della "navicella" richiede molto coraggio.
Cancroregina è un po' uno spartiacque nella carriera di Tommaso Landolfi. Comincia come una storia di Egar Allan Poe, con il protagonista che ne legge le poesie per poi essere preso in ostaggio da uno scienziato scappato da un manicomio. Egli si figura di raggiungere la luna con un'astronave che dà il titolo al racconto, e rapisce il narratore, costringendolo in un viaggio claustrofobico e tragico nello spazio. E se nella prima parte, le ossessioni e la follia erano narrate con suspence e frenesia, nella seconda parte, il protagonista, solo e ormai folle si abbandona a lenti e torbidi passaggi diaristici e parole inventate come sarà comune la scrittura di Landolfi dagli anni 50 alla morte, interrogandosi sulla sua vita, o su ciò che ne rimane, mentre un cumulo di animaletti frutto della sua immaginazione comincia ad uscirgli dal naso e dalle orecchie per tenergli compagnia. E comincia da capo a raccontare la sua storia. è un peccato che in questa riedizione non sia disponibile la famigerata terza parte, che, a quanto so, avrebbe dovuto vedere il protagonista in manicomio, ma Landolfi, dieci anni dopo la prima pubblicazione la fece rimuovere, e andò perduta. Peccato davvero, speriamo in una riedizione ampliata nei prossimi anni.
Riacquistati di recente, grazie alle edizioni Adelphi, parecchi libri di quest'autore avulso da qualsiasi schema letterario precostituito, scrittore paragonabile soltanto a se stesso. Le mie vecchie copie da bancarella (Vallecchi e Rizzoli), ormai mezze marce puzzavano da fare schifo. Cancroregina è una splendida opera di particolarissima fantascienza speculativa, nulla a che vedere con la classica space opera. La terribile solitudine insita nella condizione umana, l'atmosfera è tetra seppur mitigata da un corrosivo e amaro umorismo e inquietanti introspezioni del protagonista. Lungo racconto, o novella, o romanzo breve, caratterizzata da una disarmante profondità di pensiero, oggi sarebbe classificata come opera new weird, storia che scava a fondo dentro la parte oscura dell'animo umano. Insuperabile maestro afflitto dall'amarezza dell'esistenza...
Recensioni
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“Gli avvenimenti che hanno profondo significato per una vita o per una coscienza d’uomo, le cose persino che per l’umanità tutta allungano le loro conseguenze, buone o cattive, in un annoso, magari eterno futuro e affondano le loro premesse in un passato di imprecisabile durata, anche questi avvenimenti hanno un tempo, un breve tempo terreno e sempre sono, pur se di lunga mano previsti, in certa misura improvvisi.”
Uno scienziato dai progetti ambiziosi, dalle idee confuse e dall’irresistibile quanto sospetta malia persuasiva si presenta alla porta di un uomo che sente di non avere più niente in comune con quelli che dovrebbero essere i suoi simili. La proposta del pazzo ragionante, per quanto incredibile, alletta il protagonista. D’altronde quale essere umano appena dotato di sensi vivaci non sarebbe attratto da un viaggio sulla luna? L’incontro con il mezzo cui affidarsi per la traversata interplanetaria – Cancroregina, una macchina infernale, complessa e indecifrabile, dotata di umori tipicamente umani – convince definitivamente la voce narrante ad abbandonare per sempre il pianeta natio che tanto ha in odio. I piani non seguono però la traiettoria prevista e l’avventato viaggiatore si troverà ad annegare in un tempo senza scopo, un tempo che non è nemmeno più tempo. Il tipico esercizio neoplatonico di osservare dall’alto, con distacco il piccolo mondo si trasformerà così, giorno dopo giorno, in un ormai impraticabile e disperato attaccamento alla vita.
Attraverso la costruzione di una trama deliberatamente antirealista Landolfi offre al lettore un racconto difficilmente classificabile che si presenta come un apologo sui concetti di spazio e di tempo e che si costruisce come un viaggio della lingua nel labirinto della mente.
Vive e prospera infatti anche in questo singolare racconto di fantascienza il paradosso della lingua di Landolfi; una lingua che mentre attinge da tutti i secoli della tradizione si presenta plastica e suggestiva, persino moderna nella sua programmatica inattualità. È proprio questa lingua metamorfica, capace di elevarsi vertiginosamente verso l’alto così come di scavare nell’inarticolato, a dare allo stile di Landolfi la forza e la grazia necessarie per far approdare sulla pagina un’indimenticabile speculazione sull’uomo, sulla sua solitudine, sulla sua follia.
Recensione di Miriam Bonanno
Si ringrazia il Master Professione Editoria dell'Università Cattolica di Milano
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