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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2022
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L’editore milanese Marcos y Marcos ha di recente ripubblicato Canto che amavi, che raccoglie testi dell’autrice cilena dai contenuti e dalle forme più differenziate, ma tutti animati da un’insopprimibile energia vitale, da un’esplicita volontà comunicativa, da una radicale esigenza di chiarezza stilistica. Dalla sua famiglia di donne forti e indipendenti (la nonna ebrea, la madre abbandonata dal marito con le figlie ancora piccole, la sorella che l’aveva sempre incoraggiata e sostenuta nella carriera) Gabriela ereditò l’intraprendenza e il coraggio di opporsi alle convenzioni sociali e al maschilismo patriarcale del Cile del primo ’900. A loro dedicò versi di gratitudine e rimpianto, consapevole che all’universo femminile è spesso demandato di sopportare la fatica quotidiana dell’esistere, con la relativa delusione di un mancato riconoscimento affettivo, culturale e sociale. Gli intensi e sofferti amori della sua vita furono raccontati in poesie appassionate, in cui dolore e dedizione assumono tonalità di struggente coinvolgimento. Sempre la morte aleggia come spettro ed emblema di irreparabile ingiustizia nelle sue composizioni: sia quella della madre sia quella del primo fidanzato e dell’amatissimo nipote Juan Miguel, entrambi suicidi. Viscerale è l’attaccamento che Gabriela esprime per tutto ciò che la circonda: persone e paesaggi. Racconta dei campesinos sfruttati nei latifondi, descrive le distese di campi di mais, il mare rugghiante, le montagne, i fiumi, l’Oceano. Lo stile usato ovviamente muta nel tempo, adeguandosi ai contenuti trattati e alle varie influenze letterarie assorbite durante le lunghe permanenze in paesi stranieri: alla base della sua scrittura rimane comunque l’eredità della formazione culturale contadina, con i frequenti apporti sia di termini regionali e formule proverbiali, sia di simbologie tradizionali religiose.
fitto, tellurico e lieve al contempo, non un verso, non una parola sprecati al banale.
"Educare è equipaggiare il motore di una barca... Serve prendere le misure, pesare, equilibrare... e mettere tutto in funzione. Ma per questo si deve avere nell'animo un po' del marinaio...un po' del pirata... un po' del poeta... e un chilo e mezzo di pazienza concentrata. Ma è consolante sognare, mentre si lavora, che quella barca, quel bambino, prenderà il largo, se ne andrà lontano. Sognare che quel bastimento porterà il nostro carico di parole verso porti distanti, verso isole lontane. Sognare che quando si sarà messa a dormire la nostra barca, nuove barche porteranno inalberata la nostra bandiera"
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