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Anno edizione: 2015
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Forse non si tratta del miglior racconto della serie dedicata a Ponzetti e, altrettanto probabilmente, soffre della "fretta" di arrivare ad una conclusione in parte inaspettata e in parte così velocemente descritta da risultare di difficile compresione. Ma, al di là di questi piccoli difetti, i riferimenti culturali, mai banali, e le riflessioni di Ponzetti sono sempre un piacere da cogliere e assaporare, in una letteratura moderna fatta di approssimazioni, scarso impegno e scrittura minimalista. Quindi, libretto dalle pagine esigue che si legge, come sempre, senza troppe pretese nello sviluppo dell'intreccio e della trama, ma comunque con piccole perle culturali da apprezzare. Forse per i siculi potrà risultare ancora più interessante. Consigliato a chi ama Ponzetti, gli excurusus culturali e non pretende di trovare per forza in un giallo ingranaggi macchiavellici; sconsigliato a chi cerca i colpi di scena ad ogni costo.
Mi spiace ma questo libretto veloce proprio non mi ha convinto rispetto ai precedenti. Non capisco come in un libro italiano, senza bisogno di traduttori, un Edmondo diventa Ludovico e un dialogo passa dal lei al tu al lei sempre per errore. E il Montalbano di carta????? No, proprio no, anche il fatto di sdoganare gli spinelli come se fosse quasi una cosa normale.
E' il primo romanzo che leggo di Ricciardi e anche se la trama è buona non mi ha convinto. Amo i gialli che fanno descrizione della realtà in cui si svolgono o che spiegano la provincia alla Maigret per intenderci oppure alla Montalbano o dei vecchietti del bar lume o meglio ancora delle inchieste del commissario Ricciardi di De Giovanni e forse proprio per averlo trasportato dalla sua Roma in Sicilia che non va. Inoltre è troppo il gioco tra personaggi di carta. Mi riprometto di leggere qualcuno più vecchio
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