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Collezione di poesia 121. Brossura, 10,5x18 cm, 167 pg. Con testo spagnolo a fronte. Introduzione e traduzione di Umberto Cianciòlo. Copertina sporca ma pagine in buonissime condizioni.
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Vale già da sola un piccolo diadema la dedica apposta al volume, umile e divertito appello di scuse al lettore per essere giunto Lui, il poeta, ad ideare in anticipo i versi che compongono la raccolta:"Le nostre quisquilie differiscono poco; ordinaria e fortuita è la circostanza che tu sia il lettore e che io ne sia l'estensore". Un canto di immagini stupende, di sensazioni che giungono immediate nell'occhio di chi legge, una tavolozza di suoni, ricordi, e amore di figlio e di poeta verso la città dei suoi natali, a celebrarne vicoli e duelli, balconi e tramonti, bevute e pugnali. Il modo in cui arrivano l'odore e le arterie di un rione :"occasione di soprusi e di affetti"; gli allunghi nostalgici, la bellezza della presa, del gesto, nella poesia Il tango: "..fatto di melma e tempo,/l'uomo dura meno di quel melodico strimpello,/ch'è mero tempo./Il tango crea un addietro/in parte vero anche se illusorio e tetro,/un assurdo riandare d'esser morto/rissando,ad una svolta del sobborgo". Per genuflettersi poi in una commozione autentica su una quartina attorno a se stesso: "Nel mio buiore la penombra cava/frugo lento col bàcolo indeciso,/io che mi figuravo il Paradiso/come un'immensa biblioteca ingombra" (notare che i primi versi in lingua sono: "lento en mi sombra", ma la traduzione in buiore è fenomenale). Un uomo che era una biblioteca qui ci parla dalle selve di cecità lucenti, da lontananze vivissime, tangibili, ingrandendo il cuore delle sue pupille come in una cupola sotto la quale sogno e fiducia, amore e poesia sappiano d'essere un solo momento nello stesso verso, in una sola sillaba, in un giro di frase. Dirà Borges: "Una regione in cui l'Ieri potesse essere l'Oggi, l'Ognora e il Tuttavia". Silloge senza segreti, aperta in ricordanze lunghe e pregna degli umori più rari concessi a un uomo, a un poeta, un lenzuolo tolto via sulle cosce dell'anima, impaziente di donare vita anche in mezzo zampillo, nel seno di una notte di azzardi, di oblio, di gioia.
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